Quella verve sarcastica del magistrato che stona con la tragedia
Non ci sono soltanto le parole del ministro dell'interno Piantedosi sulla tragedia di Crotone a sollevare polemiche
Non solo i romanzieri o gli sceneggiatori o i cronisti. Dapprima fu Hunter Thompson col suo giornalismo gonzo, esempio di come emozioni, sensazioni e percezioni andavano a colorare, arricchire ma inevitabilmente anche a depotenziare, articoli di cronaca. Certo, non possiamo estendere uno stile ganzo o gonzo quando poi il campo si allarga agli atti pubblici. Ma le frontiere esistono per essere valicate.
Così, ci potete scommettere. Probabilmente, annoiato del suo lavoro tra informative e avvisi, ecco arrivare l’occasione per scrollarsi di dosso un po’ di polvere e assurgere alla cronaca nazionale. Come? Sempre col proprio lavoro, ma utilizzando un linguaggio più da narrativa che da magistrato. I bookmaker sono pronti: dànno il giudice per le indagini preliminari di Crotone Michele Ciociola prossimo romanziere con una importante griffe editoriale. Del resto, è sufficiente limitarsi a leggere l’ordinanza che conferma l'arresto dei tre presunti scafisti della tragedia maturata in questi giorni sulla spiaggia di Cutro. Già dalle prime righe restiamo spiazzati da una prosa aggressiva e sarcastica, più adatta a un articolo di dubbio gusto che a un atto da Procura: “In attesa dell'atteso ed osannato turismo crocieristico, l'Italia per alcuni giorni scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone e dintorni". Strabuzzi gli occhi ma è proprio così. Un incipit che stona rispetto ai 66 esseri umani che invece di una nuova vita hanno trovato una morte orribile. E continuando: "Nel frattempo immarcescibili e sempre più opulente organizzazioni criminali turche brindano all'ultima tragedia umanitaria che regalerà ai loro traffici ulteriori miriadi di disperati disposti a tutto pur di mettersi alle spalle un crudele presente ed un ancor più fosco futuro. Nel frattempo ha trovato tragica epifania quanto già in tante occasioni sfiorato e preconizzato". E ancora giù col sarcasmo: "Lo sbarco non può essere ritenuto frutto di un epifenomenico accordo tra quattro amici al bar che, imbattutisi per caso fortuito in almeno 180 disperati, decidono di affrontare i perigli del mare per speculare sul desiderio di libertà dei dispersi medesimi".
Così, resti sconcertato da quella prosa viva ma fuori luogo, pulsante di un sarcasmo pungente, più da commento confidenziale ad amici e parenti piuttosto che da atto pubblico. Ma se fosse stato così, sarebbe rimasto ugualmente di dubbio gusto.
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