La carcerazione di Ilaria Salis "è una vergogna civile"
La denuncia di Libertà e Giustizia: "Siamo nell’Unione Europea, presunto 'faro dei diritti', dove in Ungheria vengono ignorate le più elementari garanzie"
"Il 28 febbraio mi hanno chiamato dalla cella dicendomi che c’era il mio avvocato. L’avvocato non c’era e invece ad aspettarmi c’erano due persone che mi hanno detto di essere della polizia, ma non hanno esibito nessun distintivo. Mi hanno detto che il mio avvocato non sarebbe arrivato e neanche l’interprete e che volevano interrogarmi in inglese. Mi sono rifiutata e sono tornata in cella". E' quanto scrive Ilaria Salis in una lettera consegnata al Consolato italiano a Budapest nell’ottobre scorso.
"Siamo nell’Unione Europea, presunto 'faro dei diritti', dove in Ungheria da tempo vengono ignorate le più elementari garanzie previste dalla Convenzione europea dei diritti dell'Uomo, dalla Carta europea dei Diritti fondamentali e dalle direttive europee in materia di garanzie procedurali". A dirlo è Libertà e Giustizia, in una nota diffusa oggi a firma del Consiglio di Presidenza. L’Unione europea -prosegue l'associazione di cultura politica- si è mossa "in modo tardivo e incerto nei confronti del governo di un Paese sotto procedura di sorveglianza, ai sensi dell'art. 7.1 del Trattato, per il quale non dovrebbe più valere la presunzione di rispetto dei diritti fondamentali e il mutuo riconoscimento dei provvedimenti adottati dalle sue autorità politiche e amministrative".
La condizione di Salis, "da mesi in carcere in attesa di giudizio per un presunto scontro con manifestanti naziskin in Ungheria, è una vergogna civile. Il governo italiano non sta assicurando che farà rimostranza nelle dovute sedi e che difenderà gli interessi legittimi e inviolabili di una sua cittadina. Le dichiarazione oltraggiose pronunciate dal vicepresidente e ministro Matteo Salvini, nei cui confronti il padre di Ilaria ha già annunciato querela, dimostrano come l’attuale esecutivo, pur glorificando la retorica patriottica, faccia prevalere il rapporto privilegiato con il leader dell’estrema destra ungherese, Viktor Orbán, alla tutela dei diritti e della dignità dei nostri connazionali all’estero".
"Riteniamo urgente e doveroso -commenta LeG- che le opposizioni e chiunque abbia a cuore le nostre libertà civili e politiche si muovano per attivare le istituzioni e gli organismi dell'Unione Europea, a cominciare dalla Commissione, in quanto Guardiana dei Trattati, dal Parlamento Europeo e da Eurojust, quale strumento di cooperazione transfrontaliera in materia penale, oltreché il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa".
"Ci rivolgiamo infine -conclude la nota- al Presidente della Repubblica, affinché si interessi, per quanto in suo potere, della vicenda. Le condizioni carcerarie di Salis, portata a processo con le catene e i ceppi, è lo specchio di quel che, in una prospettiva di crescente autoritarismo, potrebbe succedere in tutta Europa".
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