La ricerca della verità sul Dc9 di Ustica
Il 27 giugno 1980 la tragedia di Ustica. Il governatore Bonaccini ricorda quel dramma e chiede giustizia e verità
Il 27 giugno 1980, al largo di Ustica, un DC-9 della società Itavia precipitò in mare provocando la morte di 81 persone.
"Il dolore dei familiari non si spegne, come quello dell’intera comunità regionale e del Paese. E così la nostra volontà di chiedere l’ultimo pezzo di verità sugli autori e sui responsabili materiali della strage di Ustica. Oggi lo sappiamo e lo possiamo dire: un vero e proprio atto di guerra si consumò nei cieli italiani 43 anni fa e 81 persone morirono. Quello che manca però sono ancora i nomi di autori e responsabili. E questo non è accettabile per i parenti delle vittime, né degno di un Paese democratico”. Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, in occasione del 43esimo anniversario della strage di Ustica: il 27 giugno 1980, un DC9 Itavia decollato da Bologna con destinazione Palermo non giunse mai a destinazione, inabissandosi nelle acque di Ustica.
“Ogni elemento utile a fare piena chiarezza deve andare al suo posto- prosegue Bonaccini - per questo, insieme all’Associazione familiari vittime, chiediamo che dopo quindici anni dalla riapertura delle indagini sugli autori materiali di uno degli episodi tra i più gravi e oscuri della nostra storia recente, venga finalmente fatta completa giustizia. Anche attraverso un necessario impegno comune sul piano diplomatico. E chiediamo al governo di utilizzare gli strumenti utili per comporre la completa verità: proseguendo sulla desecretazione con l’applicazione della direttiva Renzi-Draghi e rifinanziando i fondi per la digitalizzazione degli atti della strage di Ustica”.
“Lo dobbiamo alle vittime e ai lori familiari - aggiunge il presidente - a cui ci stringiamo ora come allora, ma anche alle nuove generazioni, che devono crescere sapendo che la verità, assieme al rispetto delle leggi è tra i massimi valori della convivenza civile e che la memoria è necessaria per salvare il nostro domani da antichi errori. Per questo il Museo per la Memoria di Ustica a Bologna, la sua ulteriore valorizzazione, può essere uno stimolo potente alla ricerca della verità, come polo culturale, centro di documentazione e ricerca, aperto anche al mondo della scuola”.
“Voglio infine esprimere, insieme e a nome dell’intera comunità regionale, un ringraziamento doveroso e sentito all’Associazione delle vittime e alla sua presidente, Daria Bonfietti, voce tenace nella ricerca della verità, che non si è mai arresa al silenzio, esempio con il suo impegno dell’Italia migliore”, conclude.
Per ricordare ecco il documentario 'Luci per Ustica', recentemente premiato con l’Audience Award Biografilm Art & music 2023, che andrà in onda stasera martedì 27 giugno in day time su Rai Tre. Il documentario, prodotto da Sonne Film in collaborazione con Rai Documentari, lega il percorso compiuto dai familiari delle vittime della strage di Ustica e il museo che è stato voluto e concepito perché rimanesse memoria della tragedia. 'Luci per Ustica' ha sullo sfondo la Bologna di allora con in primo piano una serie di testimoni d'eccezione che accompagnano la ricostruzione dei fatti del giugno 1980.
27 giugno 1980, un Dc9 dell’Itavia scompare improvvisamente dai radar quando si trova sul cielo dell’isola siciliana di Ustica. È partito da Bologna con 81 persone a bordo tra equipaggio e passeggeri, sta per arrivare a Palermo, ma non ci arriverà. Si inabissa dopo essere precipitato in mare colpito da un missile. Oggi le luci per Ustica sono 81 lampadine, volute dall’artista Christian Boltanski, che si accendono e si spengono come un cuore pulsante nel Museo per la Memoria di Ustica di Bologna. Sono anche, però, ciò che ha rischiarato il buio sui motivi dell’abbattimento dell’aereo, fino ad arrivare a una verità giudiziaria seppur parziale.
Carlo Lucarelli, l’avvocato Alessandro Gamberini e Walter Veltroni inquadrano il periodo storico rievocando gli scenari inquietanti dei conflitti internazionali che si stavano consumando sul Mediterraneo. Marco Damilano e Marco Paolini tracciano un quadro sul comportamento che la politica assunse, nel dubbio che sia stata ingannata o complice del disastro. Sulla Bologna dell’epoca parlano Romano Prodi, l’ex sindaco di Bologna Walter Vitali, lo scrittore Loriano Macchiavelli. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, e il teologo Vito Mancuso spiegano come si elabora un lutto davanti a un evento traumatico e trattano le implicazioni filosofico-morali di una perdita senza un perché e, in molti casi, senza una tomba sulla quale piangere. Infine lo scrittore e sociologo Luigi Manconi riflette sulla giustizia fatta e su quella ancora da compiere alla ricerca di chi diede l’ordine di sparare il missile e di chi premette il pulsante. In chiusura, la poetessa Mariangela Gualtieri legge una sua poesia scritta appositamente per il documentario.
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