Quell'inutile attesa per vaccinarsi. Ora tocca ai bimbi
Biondi: "Da pediatra che combatte tutti i giorni ogni malattia non accetto l'atteggiamento di attesa da parte dei genitori. Dicono di aspettare. Ma cosa?"
"Da pediatra che combatte ogni giorno malattie a volte inguaribili non accetto l'atteggiamento di attesa da parte di troppe madri e troppi padri. Dicono che preferiscono aspettare. Ma che cosa? Non è più ammissibile aspettare di fronte alle evidenze". Così Andrea Biondi, direttore della clinica pediatrica Università degli Studi di Milano-Bicocca, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera' racconta di "tanti genitori di bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni che ancora esitano sul vaccinarli o meno contro il Covid". Quali evidenze? "I vaccini sono sicuri. Sono milioni i bambini che hanno ricevuto una o due dosi nel mondo. Vuole sapere quanti casi di miocardite, l'infiammazione al cuore che fa tanta paura, ci sono stati? Zero tra 5 e 11 anni, pochissimi e senza conseguenze tra 16 e 19 anni. Le uniche complicanze sono così lievi da essere trascurabili: un po' di febbre, male al braccio. La paura è incomprensibile", avverte Biondi.
In Italia appena il 7% dei più piccoli ha fatto le due dosi, il 28% la prima, secondo i dati della società italiana di pediatria. Poco? "Pochissimo. Ai genitori dobbiamo dire chiaramente che i figli vanno vaccinati non per salvaguardare la salute dei parenti anziani né per il bene della comunità ma per loro stessi. Basterebbe leggere i dati dei ricoveri per correre ai centri a fare la punturina", risponde.
II quadro è la fotocopia di quello in età adulta? "Esatto. Il 76% dei bambini ricoverati nei reparti di medicina non sono vaccinati, il 70% di quelli portati in terapia intensiva sono figli di genitori privi di profilassi anti Covid. E sono 36 le morti tra i più piccoli, dati dell'Istituto superiore di Sanità aggiornati a novembre. Un numero che fa piangere", osserva.
Pensa che sarebbe opportuno prevedere il richiamo anche per la fascia d'età 5-11 anni? "Discorso prematuro. Prima pensiamo a completare i cicli primari, poi si vedrà", conclude.
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