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Fari puntati sulla Via della Seta

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La Cina ospita il terzo forum internazionale dedicato alla Belt and Road Initiative (Bri), il "progetto del secolo" di Xi Jinping

Lo sguardo al Sud Globale, il tappeto rosso per Vladimir Putin. E Viktor Orban. La Cina ospita il terzo forum internazionale dedicato alla Belt and Road Initiative (Bri), il "progetto del secolo" di Xi Jinping, che ha appena compiuto dieci anni. Il forum sulla 'Nuova Via della Seta' - mentre in Ucraina la guerra va avanti dal 24 febbraio 2022 a causa dell'invasione russa, mentre si teme un allargamento del conflitto tra Israele e Hamas e mentre l'economia cinese sembra essere entrata in una fase di rallentamento strutturale - fa accendere i riflettori su Pechino tanto per le assenze quanto per le presenze.

Xi spera di usare il forum - il primo dopo la pandemia di Covid-19 e le misure draconiane della 'tolleranza zero' di Pechino - per promuovere la visione "multipolare" del gigante asiatico. Sono più di 130 i Paesi rappresentati, secondo il Guardian che evidenzia come nonostante la presenza di Putin a Pechino la Russia non abbia aderito ufficialmente all'iniziativa. Ci sarebbero una ventina di capi di Stato e di governo, per lo più da Sudest asiatico e Asia meridionale, Medio Oriente, Africa e America Latina.

I prestiti cinesi attraverso la Bri - l'iniziativa ha finanziato progetti nel settore delle infrastrutture e dell'energia nelle economie emergenti - sono stati definiti da alcuni come una diplomazia della "trappola del debito". Gli osservatori parlano di un'idea tanto ambiziosa quanto controversa, vista con scetticismo in Occidente dove preoccupano le ambizioni cinesi e con una 'reputazione' segnata da critiche per costi ambientali e scandali di corruzione, proteste per sfruttamento dei lavoratori.

Secondo Pechino, più di 150 Paesi hanno firmato accordi di cooperazione in ambito Bri, un'iniziativa che per il gigante asiatico vuole "creare un nuovo paradigma di cooperazione internazionale". Dal 2013, evidenzia la Cnn, con la Bri sono stati investiti centinaia di miliardi di dollari per promuovere la costruzione di ponti, porti, autostrade, centrali elettriche e progetti nel settore delle telecomunicazioni in Asia, America Latina, Africa e anche in aree dell'Europa. Le aziende cinesi hanno costruito autostrade da Papua Nuova Guinea al Kenya, realizzato porti dallo Sri Lanka all'Africa occidentale e fornito infrastrutture per l'energia e le telecomunicazioni dall'America Latina al Sudest asiatico.

Le accuse secondo cui la Bri sarebbe una grande 'trappola del debito' per prendere il controllo delle infrastrutture locali, evidenzia comunque la stessa Cnn, sono state ampiamente respinte dagli economisti, ma hanno 'macchiato' l'iniziativa soprattutto dopo che lo Sri Lanka ha ceduto alla Cina il controllo del porto di Hambantota per non essere riuscito a ripagare il debito. Non è nota la vera entità del debito, che si ritiene essere di almeno centinaia di miliardi di dollari, sottolinea la Bbc, ricordando come molti prestiti siano tenuti 'top secret'.

E con la Bri che compie dieci anni, osserva la Cnn, resta da vedere fino a che punto le sfide economiche interne della Cina influenzeranno i prestiti all'estero nel lungo periodo e ci sono segnali di un cambio di strategia: gli analisti hanno notato un allontanamento dall'attenzione per i progetti infrastrutturali grandiosi, ma spesso costosi, a favore di iniziative più piccole con migliori rendimenti, come nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie digitali.

Stando a una recente ricerca pubblicata dalla Boston University, mentre le istituzioni cinesi per il finanziamento dello sviluppo hanno erogato tra il 2013 e il 2021 circa 331 miliardi di dollari ai Paesi beneficiari, "molti dei destinatari dei finanziamenti cinesi sono soggetti a difficoltà significative di indebitamento". E secondo un'altra ricerca, citata ancora dal Guardian, il gigante asiatico ha speso circa 240 miliardi di dollari per salvare i Paesi alle prese con i debiti della Bri.

L'iniziativa, sottolinea la Bbc, ha avuto un successo limitato nel raggiungimento di alcuni obiettivi, come l'internazionalizzazione dello yuan e la sovraccapacità produttiva, ma il gigante asiatico ha tratto un enorme beneficio economico e una serie di accordi hanno consentito l'accesso a più risorse come petrolio, gas e minerali soprattutto quando il focus della Bri si è allargato ad Africa, America Latina e Medio Oriente. Così, secondo l'International Institute for Strategic Studies (Iiss), i gasdotti dall'Asia centrale e dalla Russia - e le importazioni di petrolio da Russia, Iraq, Brasile e Oman - hanno ridotto la dipendenza cinese da Giappone, Corea del Sud e Usa.

E ieri a Pechino è arrivato Putin, "ospite d'onore", per il suo primo viaggio fuori dall'area dell'ex Unione Sovietica (la scorsa settimana era in Kirghizistan) da quando lo scorso marzo la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato d'arresto nei suoi confronti (la Repubblica Popolare non è tra i Paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma con l'obbligo di collaborare con la Cpi). Si tratta, evidenziano gli osservatori, di una visita che sottolinea il sostegno economico e diplomatico al Cremlino da parte della Cina, che non ha mai condannato l'invasione russa dell'Ucraina. Il Cremlino, riferisce l'agenzia russa Tass, ha confermato che Putin interverrà oggi al Belt and Road Forum dopo Xi. Una delle priorità della Russia, a livello di progetti infrastrutturali, sarebbe il gasdotto Power of Siberia-2. Al forum partecipa anche il premier ungherese Orban, unico capo di Stato o di governo dell'Ue presente a Pechino. Oggi ha incontrato Xi e Putin, come hanno riferito l'agenzia di stampa cinese Xinhua e la russa Tass. Al forum è stata anche annunciata la presenza di esponenti del governo Talebano al potere in Afghanistan da oltre due anni. E, conclude il Guardian, con la forte attenzione al Sud Globale al forum, Pechino sta cercando di far capire che la sua offerta è più attraente di quella di Bruxelles o Washington

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Pasquale Lattarulo

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