Lo stupro di Palermo è la sconfitta di tutti
La violenza poi viene rimbalzata e amplificata dai social in un'escalation di odio e violenza
"La sconfitta è di tutti. Di questi ragazzi vittime di una crisi valoriale che come società viviamo da tempo, dei genitori che hanno perso il contatto con i loro figli, della scuola e, persino, della Chiesa. Abbiamo perso di vista i nostri giovani, non siamo stati capaci di essere per loro testimoni di una vita volta al bene". A dirlo è don Massimiliano Lo Chirco, vice incaricato del servizio diocesano di Pastorale giovanile della Diocesi di Palermo e rettore di San Francesco Saverio, dopo lo stupro di gruppo ai danni di una 19enne, avvenuto lo scorso 7 luglio in un cantiere al Foro Italico. In sette, tutti giovanissimi, sono stati arrestati e nei giorni scorsi, durante i primi interrogatori, sono scattate le prime ammissioni. Una violenza brutale immortalata nelle immagini di un video per cui adesso è anche scattata la caccia sui social.
"Gli effetti della crisi della famiglia, prima comunità educante della nostra società, oggi sono sempre più evidenti - avverte don Lo Chirco, insegnante di religione in due istituti superiori di Palermo -. La vediamo nella povertà culturale e affettiva dei nostri ragazzi, nella mancanza di un'educazione a vivere i sentimenti, in un uso distorto dei social. Tik Tok è diventato il loro modello di riferimento e da fruitori di immagini sono diventati loro stessi creatori di contenuti. I 'like', i 'followers' sono il modo che hanno per richiamare l'attenzione su di loro, per dire 'esistiamo'. Cosi i social sono diventati l'estensione della loro vita privata che diventa pubblica, eppure non ne conoscono i rischi e i pericoli".
Gli stessi social in cui nelle ore successive all'arresto degli indagati le loro foto si sono rapidamente diffuse così come i post con gli insulti e le minacce in un'escalation di odio e violenza. "La reazione di pancia, lo sdegno è comprensibile - dice don Lo Chirco -. E' la ricerca di un capro espiatorio con cui forse ripulirsi la coscienza. La domanda da porsi, però, è: se fosse stata mia figlia a subire quella violenza atroce? Se fosse stato mio figlio a compierla? Quei ragazzi sono figli di tutti. Quando ho letto la notizia ho pensato: e se fosse stato uno dei miei alunni? La responsabilità di quanto accaduto è di tutti noi, così come la sconfitta ma metterli alla gogna non risolve il problema. E' solo un modo per allontanare il problema, per passare domani, tra un paio di giorni, tra una settimana a indignarci di qualcos'altro". Il problema per il rettore di San Francesco Saverio arriva da lontano. "Siamo assuefatti alla violenza. Tutto oggi è a portata di mano, alcol (diffusissimo tra i giovani), droga (a basso costo), sesso. E' facile perdere il contatto con la realtà". Nella vicenda drammatica della violenza sessuale ai danni della 19enne, poi, emerge la 'forza' del branco. "Nella loro visione la donna è un oggetto e persino la sua 'resistenza' davanti a un atto violento è vista come normale. La scena è apparsa ai loro occhi come tante altre viste in rete. I giovani hanno oggi modelli valoriali completamente sbagliati, i rapporti sono sempre più 'usa e getta', la sessualità è stata sdoganata così come la pornografia".
Commenti