Architetti: adeguare il codice dei contratti all'equo compenso
Allo stato attuale si creano degli scompensi nell'applicazione del Codice a seguito delle riforme dei compensi
L'Equo compenso - i cui principi hanno determinato una svolta nei rapporti tra privati, PA e professionisti - rappresenta sicuramente una conquista sul terreno delle riforme economiche e sociali. I nuovi principi hanno messo in evidenza le contraddizioni del nuovo Codice dei Contratti, da subito denunciati dal CNAPPC, che presenta in molte sue parti elementi di criticità, risultando un arretramento e non certo una innovazione nel sistema di affidamento dei servizi di progettazione. La nostra preoccupazione è che tali contraddizioni rischino di bloccare il sistema dell'affidamento dei servizi di architettura e ingegneria e pertanto richiedono un pronto ed adeguato intervento di correzione salvaguardando ed introducendo il valore e la qualità del progetto e quindi delle prestazioni, adeguando gli strumenti del Codice ai principi dell'Equo compenso”.
Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
“Ciò consentirebbe - secondo gli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori - di rilanciare il ruolo del concorso di progettazione e la centralità del progetto rispetto all'offerta economica che non rappresenta in nessun modo la garanzia, sia per la qualità della proposta progettuale, sia per la stessa realizzazione dell'opera. L'offerta economica potrà riguardare lo sconto sulle spese percentuali sul compenso al fine di garantire il rispetto della concorrenza e delle direttive europee”.
“Questa è la posizione - conclude - che porteremo al confronto con le altre professioni tecniche e nelle sedi politiche ed istituzionali cointeressate al superamento delle criticità. Se il Codice non sarà opportunamente corretto queste criticità rallenteranno l'utilizzo delle risorse del Pnrr e dei Fondi europei con gravi e pesanti ripercussioni sulla ripresa economica del Paese”.
Commenti