Caso Ultras, La Giustizia Sportiva non ha più fretta
Lo scorso anno, in nome della celerità, la Juve venne massacrata a campionato in corso
C'era una volta la Giustizia Sportiva che aveva fretta di prendere provvedimenti e anche a campionato in corso. L'altalena di provvedimenti inflitti alla Juventus durante lo scorso campionato rimarrà emblematico così come impressi rimarranno le ripercussioni psicologiche che hanno influito anche sulle prestazioni sportive della squadra. Allora erano le plusvalenza (che per regolamento non sono illegali e che hanno fatto anche altre squadre, almeno quelle che hanno interagito con la stessa Juve, ma sono rimaste impunite).
Oggi, con il caso ultras violenti e un'evidenza di fatti inquetante, una collusione con dirigenti sportivi e giocatori conclamata, il metro è invece cambiato. Lo stessoMinistro dello Sport Giovanni Abodì ha detto di aspettarsi un segnale da parte di una Federazione fino ad ora ferma: "Capisco la cautela in attesa che arrivino le carte questo non è un fenomeno passeggero e non riguarda solo Milano. E' un fenomeno drammatico, non è esuberanza di una curva. Non parliamo solo di cori razzisti, ma parliamo di criminalità organizzata che si inserisce nelle maglie del tifo con violenza, minacce, che ha generato morti e accumulato risorse finanziarie e armi in una dimensione che non immaginavamo".
"Io è da qualche giorno che mi aspetto un segnale dalle istituzioni sportive e calcistiche perché non venga sottovalutato il tema e che la federazione prenda una posizione. La giustizia sportiva non è un doppione di quella ordinaria, ma si muove sul mancato rispetto di principi lealtà sportiva. Ne ho parlato anche con i vertici federali, ma non dei club", ha aggiunto Abodi. "Mi auguro che vertici federali si esprimano sui principi generali. Non mi aspetto sanzioni, ma che vengano valutati i fatti per come sono emersi. Le norme federali e sportive prevedono che non ci siano rapporti, tanto più di questo tipo, tra tesserati e delinquenti che si nascondono dietro il tifo", ha proseguito Abodi. "Non si deve generalizzare, essere meno grossolani, ma più chirurgici nel giudizio ma le norme federali ci sono. E' un tema che riguarda tante altre realtà, ma bisogna avere il coraggio di affrontare questo tema. Non voglio mettere in discussione la terzietà e la correttezza, sarebbe grave", ha concluso.
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