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Pedofilia nella Chiesa, lettera di Ratzinger sul caso Monaco

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Il Papa Emerito ripercorre i fatti trattati nel rapporto sugli abusi nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga

Il Pontefice emerito, Benedetto XVI, in una accorata lettera -resa nota oggi dal Vaticano - chiarisce la sua posizione a proposito del rapporto sugli abusi nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga quando lui era arcivescovo, a proposito del quale erano sorti dei fraintendimenti. Joseph Ratzinger nella lettera dà voce al suo dolore e alla profonda sofferenza per il fatto che qualcuno abbia potuto dubitare sulla sua sincerità e spiega che Papa Francesco è con lui.

"A seguito della presentazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga il 20 gennaio 2022, mi preme rivolgere a tutti voi una parola personale. Infatti, anche se ho potuto essere arcivescovo di Monaco e Frisinga per poco meno di cinque anni, - scrive Ratzinger - nell’intimo continua comunque a persistere la profonda appartenenza all’arcidiocesi di Monaco come mia patria. Vorrei innanzitutto esprimere una parola di cordiale ringraziamento".

Il Papa emerito racconta che "in questi giorni di esame di coscienza e di riflessione ho potuto sperimentare così tanto incoraggiamento, così tanta amicizia e così tanti segni di fiducia quanto non avrei immaginato. Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che, con abnegazione, per me ha redatto la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che da solo non avrei potuto scrivere. Alle risposte alle domande postemi dallo studio legale, si aggiungeva la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di atti in formato digitale. Questi collaboratori mi hanno poi anche aiutato a studiare e ad analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine".

Ratzinger si rammarica del fraintendimento sorto e puntualizza la sua posizione: "Nel lavoro gigantesco di quei giorni – l’elaborazione della presa di posizione – è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980. Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gänswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022. Esso nulla toglie alla cura e alla dedizione che per quegli amici sono state e sono un ovvio imperativo assoluto".

Nella lettera c’è tutto il dolore dell’anziano papa emerito: "Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente. Vorrei infine ringraziare la piccola famiglia nel Monastero "Mater Ecclesiae" la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene".

Quindi il tono di Ratzinger si fa più intimo: "Alle parole di ringraziamento è necessario segua ora anche una confessione. Mi colpisce sempre più fortemente che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso – la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono. Preghiamo il Dio vivente pubblicamente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa. E chiaro che la parola "grandissima" non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso".

Gli esperti sono perentori nel dire che "la perizia non contiene alcuna prova che corrobori l’accusa di comportamento erroneo o di concorso in copertura" da parte di Ratzinger. Nel rapporto si sostiene che: ‘Nella memoria presentata Benedetto XVI avrebbe minimizzato atti di esibizionismo. Quale prova per quest’affermazione è riportata la seguente indicazione contenuta nella memoria: ‘Il parroco X è stato notato come esibizionista, ma non come abusatore in senso proprio"‘. "Ciò non risponde al vero, infatti: - scrivono ancora gli esperti - nella memoria presentata Benedetto XVI non ha minimizzato il comportamento esibizionista, ma lo ha espressamente condannato. La frase utilizzata come presunta prova della minimizzazione dell’esibizionismo è decontestualizzata. Nella memoria infatti Benedetto XVI afferma con la massima chiarezza che gli abusi, esibizionismo incluso, sono "terribili", "peccaminosi", "moralmente riprovevoli" e "irreparabili".

"Nella valutazione canonica del fatto, introdotta nella memoria da noi collaboratori secondo il nostro giudizio, si è solo voluto ricordare che per il diritto canonico allora vigente l’esibizionismo non era un delitto in senso stretto, poiché la relativa norma penale non comprendeva tra le fattispecie comportamenti di quel tipo. Per questo la memoria presentata da Benedetto XVI non minimizzava l’esibizionismo, bensì lo condannava chiaramente ed esplicitamente". 

2 anni fa
Foto: wikimedia
Autore
Luca Morazzano

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