Le famiglie sull'attenti ma conforta il calo dell'inflazione
Ci aspettavamo, nonostante la decrescita dell’inflazione, un ulteriore aumento dei tassi di interesse dalla Bce
“Ci aspettavamo, nonostante la decrescita dell’inflazione, un ulteriore aumento dei tassi di interesse dalla Bce come parte della strategia per tenerla sotto controllo. Questo rialzo fa seguito a precedenti decisioni che avevano lo scopo di riportare l'inflazione a livelli sostenibili, ma ha comportato una serie di ripercussioni nell'economia. Come Crif siamo in grado di misurare l’impatto su famiglie e le imprese". Lo afferma Simone Capecchi, Executive Director di Crif, commenta l’innalzamento dei tassi appena deciso dalla Bce.
“Nel I semestre le richieste di mutui si sono contratte del 22,4. Per i mutui a tasso variabile a marzo 2023 la rata è aumentata mediamente del 28% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del +40% per i mutui di più recente erogazione, dove la rata media passa da 616 Euro a 865 Euro. Per quanto riguarda i prestiti invece, le domande crescono del 5,3% nel I semestre; tuttavia, diminuiscono gli importi richiesti (con una media del -3,1% sui prestiti finalizzati e del -5,6% sui prestiti personali) e le rate si allungano nel tempo. Tutti segnali - dice Capecchi - di un atteggiamento più cauto da parte delle famiglie italiane nell'affrontare nuovi impegni finanziari, probabilmente dovuti alla preoccupazione per il costo della vita e all'incertezza economica. Inoltre, un livello più alto dei tassi di interesse, combinato con gli stipendi fermi e una minore disponibilità di denaro, sta avendo un impatto sulla liquidità delle famiglie e delle imprese non indifferente".
"Anche il settore delle imprese - prosegue Capecchi - sta sperimentando i riflessi dei tassi di interesse più alti. Le richieste di credito sia per le imprese individuali che per le società di capitali sono in calo. Le piccole e medie imprese sono quelle che stanno soffrendo maggiormente la congiuntura economica sfavorevole, con l’aumento dei tassi e la perdita del potere di acquisto. La loro domanda di credito è drasticamente diminuita mutuando una dinamica simile al comportamento delle famiglie sui mutui: in una situazione di incertezza con alti tassi di interesse, data una minor strutturazione e flessibilità finanziaria, si rimanda l’investimento non essenziale in attesa di periodi migliori".
"Bisogna sempre considerare - sottolinea ancora l'executive director di Crif - che le imprese hanno costi non rinviabili e un bisogno di liquidità permanente, è un dato di fatto che le strette monetarie stanno influenzando la difficoltà da parte delle imprese rimborsare i loro prestiti e inevitabilmente le scelte di finanziamento delle banche. Anche per le famiglie emerge una crescita degli impegni finanziari a causa dell’effetto dei tassi sui mutui a tasso variabile. Per i mutui a tasso variabile più recenti questo ha significato un aumento dell’indebitamento complessivo del 24% in poco più di un semestre, circa 34mila euro per contratto".
“Come detto, era plausibile l’ulteriore innalzamento dei tassi da parte della Bce, dunque, per quanto siano più visibili gli effetti, non prevediamo una reazione eccessiva dei mercati. Appare evidente però l’erosione patrimoniale di famiglie e imprese, non più sufficiente per far fronte al proprio fabbisogno economico. Data la confortante dinamica dell’inflazione, potrebbe essere arrivato il momento della cautela da parte della Banca Centrale in vista della prossima decisione sui tassi di interesse”, conclude.
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