E la fiducia dei consumatori alla fine calò
Lo rileva l'Istat, che però rileva l’indice composito del clima di fiducia delle imprese in lieve crescita
Ad aprile si stima una diminuzione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori che passa da 100,8 a 100,0. Invece, l’indice composito del clima di fiducia delle imprese aumenta lievemente passando da 105,3 a 105,5. Lo rileva l'Istat.
Tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori sono in calo, ad eccezione del clima futuro. In particolare, il clima economico scende da 98,2 a 97,3, il clima personale cala da 101,7 a 100,9 e il clima corrente registra la flessione più marcata, passando da 105,7 a 100,8; in controtendenza rispetto alle altre componenti, il clima futuro aumenta da 93,5 a 98,9.
Con riferimento alle imprese, segnali discordanti provengono dai comparti oggetto di rilevazione. Nell’industria manifatturiera l’indice di fiducia rimane sostanzialmente stabile (da 110,1 a 110,0) e nel comparto delle costruzioni aumenta ancora leggermente (da 160,1 a 160,6). Anche nel commercio al dettaglio la fiducia migliora, con l’indice che sale 100,1 a 103,4 mentre nei servizi di mercato si registra un peggioramento (l’indice scende da 98,9 a 97,0).
Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura tutte le variabili registrano un’evoluzione positiva ad eccezione dei giudizi sugli ordini mentre nelle costruzioni peggiorano solo le attese sull’occupazione. Con riferimento ai servizi di mercato, i giudizi sugli ordini e sull’andamento degli affari si deteriorano ma si stima un aumento delle attese sugli ordini. Infine, nel commercio al dettaglio la dinamica negativa dei giudizi sulle vendite si contrappone ad un miglioramento deciso delle relative attese; le scorte di magazzino sono giudicate in decumulo.
In relazione alle domande sugli ostacoli all’attività rivolte alle imprese manifatturiere trimestralmente, si registra un aumento della quota di imprese che segnala ostacoli all’attività produttiva (dal 46,5% al 53,3%). Tra i principali fattori che condizionano l’attività, prevale “Altri motivi” (la quota di imprese che hanno selezionato questa opzione passa dal 19,1% dell’ultima rilevazione al 25,6%) seguita dall’insufficienza di impianti e/o materiali (dal 17,4% al 22,7%).
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