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Latina la città letteraria che aspira alla capitale della cultura

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Alla scoperta delle città che hanno richiesto la candidatura a capitale della cultura 2026

Strana città Latina. Quando non si fa nulla, quando non si pensa nulla, piovono critiche pesanti e violente. Quando invece si prova a fare qualcosa, anche al solo pensare di fare qualcosa, anche al solo approcciare a un cambiamento prima ancora di mentalità, ecco che la pioggia si trasforma in temporale: pregiudizi, polemiche, sberleffi, irrisioni, offese, tutte insieme per concentrarsi in un ventilatore che gli anglosassoni hanno battezzato figurativamente shitstorm.

Sta di fatto che il cambiamento prima ancora che nei fatti debba avvenire idealmente, così la nuova amministrazione di Latina, con a capo una donna per la prima volta, Matilde Celentano, espressione del centrodestra ritornato nella sala di comando dopo i 7 anni di una lista civica con simpatie verso il centrosinistra, ha lanciato la candidatura di Latina capitale della cultura 2026. Gli improperi sono arrivati proprio per quella candidatura, considerando il capoluogo pontino troppo immaturo e impreparato per seguire la scia di città come Brescia e Bergamo. Forse sarà anche vero, ma è probabile che se non scendi nella fossa dei leoni mai conoscerai a fondo la tua forza e le tue potenzialità. Così, resto dell’idea, straordinaria a mio modesto parere, che questa, Latina, è una ‘città letteraria’.

Non perché sia terra cantata da Omero (per una questione di comodo) e da Virgilio, nè perché è patria di Antonio Pennacchi, premio Strega col romanzo ‘Canale Mussolini’, né perché ci sono tanti scrittori che provano a consegnarsi alll’eternità con le loro produzioni narrative, ma questa è una ‘città letteraria’ proprio perché non pacifica, che genera conflitti a prescindere. Latina non è mai stata una città analgesica, al contrario è sempre stata una città che inquieta. D’accordo, è il senso dell’inquietudine che smuove lo scrittore, se fosse una città piatta di certo non genererebbe quei rapporti conflittuali che tutti noi nutriamo nei suoi confronti. Un rapporto di odio e amore, per intenderci, che richiama a sentimenti forti come già espressi dalla poetica catulliana, quanto mai attuale, come del resto è tutta la produzione letteraria classica.

Proprio da questi sentimenti che suscita dovrebbero, invece, nascere progetti culturali -e quindi di crescita cittadina e territoriale- che hanno lo scopo di non lasciare indifferenti attori e spettatori, generando sentimenti, emozioni, inquietudini, conflitti, contrasti, quindi dibattiti tra animi sensibili e intelligenti, per discutere i temi dell’oggi e pianificare il futuro. Solo così, forse, potremmo costruire tutti insieme una città che da ‘letteraria’ potrà diventare del ‘futuro’.

Probabilmente, questo di Latina candidata a divenire capitale della cultura 2026, è un processo di crescita che chiama la città a rispondere, finalizzato a uno scatto verso l’Italia, l’Europa e il mondo, dato che Latina resta quella città che prima di tante altre sin dalla sua nascita non ha mai nascosto la sua naturale e fisiologica vocazione alla globalizzazione. E siccome dai conflitti nasce la meraviglia, secondo quanto asserisce Hegel con la sua tesi e antitesi che inevitabilmente genera la sintesi, forse è necessario metterci in discussione, favorendo la crescita di una città che aspira a diventare matura, guardando a quel grande traguardo che è il Centenario.

 

*Gian Luca Campagna, giornalista e scrittore

1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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