Il mare è il driver strategico dell'Italia
Confindustria decisa a puntare sul mare ma servono riforme e politiche industriali
L'economia del Mare è uno dei driver strategici per la crescita del Paese ma servono riforme e politiche industriali. Partono da qui le proposte che Confindustria ha affidato al dibattito politico ed economico per sciogliere quei "nodi strutturali pregressi" che ancora affliggono il settore. Proposte girate al ministro del Sud, Mara Carfagna, su temi che vanno dalla governance alle semplificazioni amministrative, dalle politiche industriali allo sviluppo infrastrutturale e intermodale, dalla riqualificazione e rilancio della portualità turistica allo sviluppo della filiera ittica.
Il settore d'altra parte, ricorda viale dell'Astronomia citando studi della Commissione europea, nel 2018 vantava complessivamente per l’intero comparto un’occupazione di quasi 530 mila unità, un fatturato di 82,2 miliardi di euro, un valore aggiunto di 23,8 miliardi, profitti lordi per 10,7 miliardi e investimenti per 2,4 miliardi. La quota nazionale rispetto all’Ue a 27 varia mediamente intorno all’11-12%, ma in alcuni segmenti di attività l’Italia vanta veri e propri primati di competitività come nella cantieristica, nella nautica da diporto, nel settore dei traghetti per mezzi pesanti e delle Autostrade del Mare nonché nella crocieristica.
Inoltre il mare sostiene l'export e l'import ma soprattutto, dicono gli imprenditori, "è una leva strategica fondamentale per diversificare le fonti di approvvigionamento e i mercati di sbocco, anche in funzione dei cambiamenti geopolitici e geoeconomici in atto e di quelli futuri". Sono 16 le proposte su cui Confindustria ha acceso i riflettori. Si va dalla istituzione di un “Ministero del Mare” alla riiforma del Codice della Navigazione, dalla richiesta di riduzione degli oneri amministrativi sulle navi battenti bandiera italiana alla costituzione di un effettivo level playing field della navalmeccanica europea per eliminare il dumping strutturale da parte dei paesi dell’Asia orientale.
Sul tavolo anche la proposta di definire un’unica cornice regolatoria e di introdurre driver tecnologici standardizzati per la digitalizzazione della filiera logistica portuale e la richiesta di semplificare le procedure per i progetti degli interporti e delle relative piattaforme logistiche e dei nuovi terminali intermodali.
Per Confindustria inoltre servirebbe definire una regolamentazione unitaria e uniforme delle concessioni e rilanciare la portualità turistica oltre ad elaborare una politica industriale dedicata al settore introducendo anche strumenti finanziari adeguati ai grandi processi di trasformazione in atto, in particolare riguardo alle varie filiere energetiche, a basse e zero emissioni, necessarie a sostenere un processo di transizione di lungo periodo. A questo gli industriali sommano la necessità di sostenere la domanda di investimenti di rinnovo e ammodernamento del naviglio nazionale, inclusa la flotta peschereccia, secondo gli standard richiesti dalla transizione energetica e digitale della mobilità marittima e l'esigenza di utilizzare la domanda pubblica come strumento di politica industriale per il rinnovo delle flotte pubbliche destinate ai traghetti e al Trasporto pubblico locale e alla difesa e alla sicurezza.
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