L'Italia esce dalla crisi. O no?
Moody's minaccia l'Italia di portare il giudizio al di sotto della soglia dell'investment grade
Moody's minaccia l'Italia di portare il giudizio al di sotto della soglia dell'investment grade. Il prossimo 19 maggio sapremo quale sarà la sua decisione, anche se gli analisti sostengono che un'eventuale perdita del livello investment grade non creerà comunque problemi alla Bce per gli acquisti di titoli dal momento che i giudizi delle altre agenzie sono più alti. Almeno per ora.
"E' già da qualche mese che Moody's ha lanciato l'allarme dicendo che l'Italia potrebbe finire nella categoria del livello speculativo -spiega Vincenzo Longo, premium manager di Ig-. Ciò comporterebbe che alcuni fondi non possano più investire nei Btp, con il rischio di mandare deserte le prossime aste. Tuttavia, noi siamo forti del giudizio di Fitch che venerdì ha messo il sigillo sul BBB, che aveva già rivisto lo scorso novembre e con un outlook che oltretutto è rimasto stabile. Dunque, fintanto che non arriva il giudizio, non è una cosa su cui valga la pena ragionare".
Per Longo, "il senso per cui stiamo ragionando, invece, è che la minaccia di Moody's arriva in un momento in cui l'Italia è uscita dalla crisi, con dati peraltro brillanti; il mercato ha ripreso a correre spingendo il Paese tra quelli più virtuosi nel rimbalzo post-covid. La crescita è stata maggiore rispetto ad altri Paesi, lo abbiamo visto anche dagli ultimi dati trimestrali; la Spagna ha fatto meglio, è vero, ma la Germania ad esempio è rimasta ferma. E dunque siamo tra i Paesi che stanno facendo meglio in questo difficile contesto".
C'è sicuramente da riconoscere che "con il covid, il debito è finito un po' fuori controllo, ma oltre al fatto che è stato così anche negli altri Paesi, la nostra situazione è decisamente diversa rispetto a qualche anno fa, quando non eravamo così forti dal punto di vista della crescita". E dunque, prosegue Longo, "a mio avviso sarebbe un po' anacronistico, o comunque inopportuno, andare a mettere pressione al Paese in questa fase, visto che non sussistono segnali o avvisaglie particolarmente minacciose: l'inflazione sta rientrando, le misure della Bce hanno avuto un certo effetto e la crescita, fino a questo momento, è rimasta preservata".
Certamente "le agenzie devono agire in ottica anticipata, ma in questo momento non ci sono segnali neanche sotto questo aspetto". E comunque, "anche quando in passato abbiamo avuto momenti di tensione, quando il pericolo era incombente, non ci sono state misure di questo tipo". Per questo "mi sento di dire 'ce la caveremo anche questa volta'". Del resto, osserva l'analista, "un eventuale giudizio negativo potrebbe produrre una concatenazione di eventi, primo fra tutti una revisione da parte delle altre agenzie da qui a fine anno, con conseguenze importanti. Come, ad esempio, la perdita di quegli investitori che in questo momento stanno investendo sul nostro Paese, ma, non potendo operare nell'ambito del merito di credito speculativo, sarebbero costretti a guardare altrove".
Il fatto è che "sull'Italia continua a pesare come un macigno il debito, che è esploso e che rifinanziamo ad un tasso molto elevato. E questo è un fatto storico che ci portiamo sempre dietro come un enorme fardello e ci penalizza. Ma nel corso degli ultimi dieci anni, il debito è aumentato per ragioni 'di forza maggiore', come la crisi del 2011 e come la pandemia". Dunque "varrebbe forse la pena ricordare che la crisi del debito non riguarda solo l'Italia. Senza fare paragoni, che apparirebbero impropri, io credo che l'esplosione del debito anche negli altri Paesi dovrebbe portare gli operatori a prestare attenzione a ciò che sta avvenendo negli ultimi anni in tutto il mondo, dove a seguito delle crisi, è derivata una lievitazione del debito pubblico. E anche nel nostro caso, non ci sono state scelte scellerate o particolari mosse del governo dietro a questa situazione, tranne gli effetti di un periodo storico molto difficile che ha visto i governi di tutto il mondo impegnarsi per salvaguardare il Paese". Quindi, conclude, "Moody's dovrebbe tenere conto di uno 'spike' sul debito dovuto a un effetto del tutto straordinario che, per fortuna, non capita tutti gli anni".
Commenti