Che destino vivremmo senza wanderlust e nostalgia?
La storia di un 92enne trentino che evade dalla casa di riposo per tornare a dormire nel letto della sua abitazione
La voglia di andare oltre le colonne d’Ercole non ci deve mai abbandonare. Abbiamo l’obbligo morale verso noi stessi di mantenere acceso il sacro fuoco della wanderlust, quella incapacità di stare fermi nello stesso luogo che ha segnato un’epoca unita a una continua voglia di viaggiare e scoprire costumi nuovi. Facile immaginare di sfidare gli dèi, noi stessi, l’ignoto, quando l’anagrafica ci sostiene. Provate a evadere dalla routine quotidiana quando invece gli acciacchi, l’artrosi, l’entusiasmo sono al minimo sindacale. Così, un 92enne ha pensato bene di evadere dalla residenza per anziani 'Cesare Benedetti' di Mori (Trento) in cui era confinato, ha messo in pratica le decine di film, romanzi e fumetti visti e letti sull’evasione perfetta: prima ha confidato alla guardia di turno di voler guardare la tv fino a notte inoltrata nella sala comune, poi ha simulato di essere tornato nella sua cella, stanza pardòn, infagottando il letto con una sagoma fatta di cuscini e lenzuola, poi s’è precipitato verso il muro di cinta ma vani sono stati i tentativi, finché ha approfittato del classico buco lungo la siepe di recinzione, è sgusciato fuori, si è lasciato inghiottire dal parco cittadino, ha eluso gli ultimi controlli, poi a memoria, a piedi, a notte fonda, dopo aver percorso dieci chilometri, è tornato nella home sweet home di Trambileno. Il vecchio aveva nostalgia della sua casa, del suo ambiente, di quella piccola comfort zone che aveva scandito la sua vita, assalito da ‘nostos’ (ritorno a casa) e ‘algos’ (dolore) che forma la magica parola ‘nostalgia’.
Intanto, nella casa di riposo, è scattato l’allarme, il personale ha cominciato a visionare i filmati di registrazione, ha avvisato i carabinieri, finché l’arzillo evaso è stato rintracciato nella sua dimora preferita. Quello s’è barricato in casa, armato di sega elettrica, deciso a non consegnarsi alle autorità, che dopo qualche trattativa hanno ammansito il nostro amico. C’è l’happy end in questa storia? Forse sta a noi scriverlo, magari, davvero, ripensando a un nuovo modello sociale delle case di riposo, dove inevitabilmente gli anziani si sentono elegantemente confinati, in un lento countdown sempre uguale a se stesso, senza novità. Impossibilitati a vivere senza wanderlust e senza nostalgia.
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