Come rilanciare la natalità in Italia
Dati pesanti sulla denatalità, serve un impegno su formazione ed educazione ma anche investire sul mondo del lavoro
La questione denatalità in Italia e le soluzioni per invertire la tendenza che oggi presenta un conto alto al Paese. Negli ultimi 10 anni, in Italia, si è assistito ad un crollo demografico costante, passando dai 500mila nati all’anno, al record negativo del 2022, con 390mila nascite a fronte di 700mila decessi (dati Istat). "Abbiamo dati pesanti sulla natalità, ci poche nascite e dal nostro punto di vista, come società scientifica, vogliamo portare le proposte per un sostegno alla natalità". Lo sottolinea Nicola Colacurci, presidente della Società italiana ginecologia e ostetricia (Sigo) che oggi ha promosso alla Camera il convegno 'Natalità: work in progress - insieme per una nuova primavera demografica'. "Riteniamo fondamentale - spiega - un'educazione e una formazione della popolazione che apprenda stili di vita corretti, che capisca qual'è il periodo di massima capacità riproduttiva, che faccia ritornare centrale l'idea della gravidanza e che faccia ritornare la gravidanza un vantaggio per la donna e non una 'iattura'".
Ma cosa dovrebbero fare le istituzioni? "Stiamo proprio per sentire le istituzioni che vedo estremamente sensibili su questa tematica per una strategia a 360 gradi che permetta di avere un'inversione di tendenza", risponde Colacurci che, alla domanda sulla prima cosa da fare secondo la Sigo, evidenzia "sicuramente il lavoro: la gravidanza non deve essere considerata penalizzante per la donna ai fini lavorativi. Questo mi sembra il primo aspetto. Non renderla penalizzante significa fare in modo che la futura mamma non abbia delle problematiche nelle progressioni di carriera, significa che non deve avere problematiche nella gestione della gravidanza almeno nei primi 2 anni di vita e quindi vuol dire assistenza, una serie di supporti tali per cui la donna si senta protetta e accompagnata in questo percorso e che la società veda nella sua gravidanza un fatto positivo e non un fatto negativo".
Secondo la Sigo, "si deve fare in modo che le coppie abbiano un desiderio di gravidanza ad un'età in cui hanno ancora il massimo della capacità riproduttiva, e dall'altra parte dobbiamo mettere in atto tutta una serie di meccanismi per cui le coppie che vogliono una gravidanza non ci riescano. Quindi - precisa Colacurci - deve aver accesso ai servizi di diagnosi e cura della sterilità e che questi non siano onerosi e permettano di utilizzare le migliori tecniche". I ginecologi chiedono infine una maggiore attenzione al percorso nascita: "Si deve avere il massimo della sicurezza - rimarca il presidente Sigo - e questo significa rivedere i Drg dell'Ostetricia, rimettendo mano alle tariffe per rendere più appetibile il percorso nascita anche alle aziende sanitarie che lo gestiscono".
"Il nostro Governo ha messo al centro il tema della denatalità - afferma Eugenia Maria Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità - Questo ha funzionato per reimmettere nel dibattito pubblico il tema del calo demografico. Il valore della maternità e paternità non sono temi privati, ma danno il senso del nostro stare al mondo tutti insieme, il senso della comunità. Dobbiamo agire tornando a parlare di alcune cose, anche della fertilità come bene salute. Oggi c'è un problema di infertilità crescente. Dobbiamo occuparcene fin da subito. Il calo demografico non si vince se non facciamo tutti insieme uno sforzo. Tutta l'Europa è sotto il tasso di sostituzione. C'è bisogno di uno sforzo collettivo".
"Nel primo trimestre del 1943 abbiamo avuto 241mila nuovi nati - ricorda Gian Carlo Blangiardo, già presidente Istat - mentre nei primi 3 mesi del 2023 i nuovi nati sono stati 90mila. Dal 1977 la popolazione italiana è sotto il livello del ricambio generazionale. Dobbiamo avere la consapevolezza che siamo in un'emergenza che riguarda tutti A parità di condizioni, il solo effetto demografico comporterà una perdita di 500 miliardi di Pil nell'arco di una ventina d'anni. Gli 800mila ultranovantenni di oggi diventeranno 2 milioni e 200mila, di cui 150mila circa ultracentenari. Ora, in un Paese di questo tipo devi cercare risorse nuove. Queste sono solo due delle grandi conseguenze della denatalità. Oggi le mamme sono meno mamme in età riproduttiva, parliamo di 12 milioni di donne in età feconda, un dato che tenderà a diminuire nel tempo. Aiutiamo i nostri figli - esorta Blangiardo - ad uscire dal nido e a fare la scelta della genitorialità. Dobbiamo trasmettere questo senso del rischio ai nostri figli, di mettersi in gioco. La genitorialità è mettersi in gioco".
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