Il Rdc va trasformato in una vera politica del lavoro
La proposta di Azione da parte del candidato Gianni Palazzolo: 'lo strumento ha mostrato limiti ma non va abolito'
"Il reddito di cittadinanza non va abolito ma, in questi anni, ha mostrato tutti i suoi limiti. Lo strumento ha certamente aiutato milioni di cittadini e famiglie in un periodo di crisi drammatica, però non ha generato alcun reinserimento sociale per coloro che lo percepiscono, né ha aperto a nuovi sbocchi occupazionali". Così Gianni Palazzolo, segretario regionale in Sicilia di Azione con Calenda e candidato del Terzo Polo alla Camera dei deputati, Collegio plurinominale Messina – Enna.
"I percettori non sono riusciti a formarsi professionalmente – aggiunge - e non hanno partecipato a progetti di pubblica utilità come prevede la normativa. A fronte di 20 miliardi spesi nel primo anno e mezzo, come sosteniamo nel programma del nostro partito, lo strumento ha generato nuova occupazione a tempo indeterminato per meno del 4,5% dei percettori. Mi pare evidente che è arrivato il momento di migliorare lo strumento sociale, ponendo al centro non più l’assistenzialismo ma la formazione, professionalizzando figure in grado di entrare nuovamente nel mercato del lavoro".
"Non trascurerei – osserva Palazzolo – anche di inserire un’integrazione salariale a nove euro minimo l’ora per il reddito di cittadinanza all’interno dei Puc nei Comuni. In tutti i Comuni siciliani, infatti, negli ultimi decenni si sono fatte continue progressioni per cui in molti enti locali mancano tante figure professionali, quali operai, manutentori e giardinieri. Ancora oggi, poi, esistono partecipate degli stessi Comuni o della Regione Siciliana che assumono attraverso le agenzie interinali: si potrebbe, invece, attingere dal bacino dei percettori di rdc in modo semplice e completamente trasparente".
Secondo il segretario di Azione Sicilia, "se riusciamo in tale ottica a integrare il sistema con l’attività amministrativa degli enti locali, che comunque continuano ad assumere, il reddito di cittadinanza diventa davvero una politica attiva del lavoro: abbiamo molte situazioni che potrebbero rendere reale lo sblocco lavorativo per coloro che ricevono il sostegno".
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