Quelle bellezze da vivere e condividere
È stata una Pasqua e Pasquetta dove (finalmente) gli italiani hanno sfogato voglia di evasione (culturale), prendendo d’assalto le città d’arte
Se in un luogo c’è poca gente ci si lamenta per la mancanza di politiche turistiche, se ce n’è tanta si grida alla turistificazione, alla sostituzione di una comunità con la non comunità rappresentata dai turisti. Che dovrebbero portare ricchezza rispettando i luoghi che visitano. È stata una Pasqua e Pasquetta dove (finalmente) gli italiani dopo tre feste consecutive all’insegna della prudenza per via dell’emergenza sanitaria hanno sfogato voglia di evasione (culturale), prendendo d’assalto le città d’arte. Lo scrittore Maurizio Maggiani lamenta l’aggressività turistica alle ‘sue’ Cinqueterre, il suo luogo dell’anima dove si è rifugiato per cercare quiete e inquietudine e così produrre libri. Così, ne soffre la barbara condivisione con gli altri, che invece dovrebbe essere l’osmosi naturale tra chi ha scelto o scoperto quella bellezza e chi a distanza di tempo vorrebbe visitarla e viverla. Chi scrive lo fa perché vorrebbe comunicare ad altri il suo sentire, le sue storie, la sua visione dell’io o del mondo, forse è anche giusto condividere quei luoghi che quelle sensibilità suscita a chi le canta. L’artista elegge a suo rifugio o a sua officina un luogo fatato, di solito poco noto, ma è una bellezza che va condivisa, in nome di una comunione di spirito che dovrebbe unire piuttosto che dividere. Perché la bellezza è di tutti, anche se forse dovremmo educare alla bellezza. Poi, la tutela e il rispetto per il patrimonio paesaggistico, ambientale e architettonico sono elementi che dovrebbero accompagnare naturalmente il turista, che forse ha il torto di vivere quei luoghi solo in determinati momenti dell’anno, ma le visita proprio quando può, cioè quando la data in rosso del calendario glielo permette. Quindi? Numeri chiusi anche per visitare le bellezze a cielo aperto come si è accennato dopo i numeri record del turismo pasquale? Pratica diffusa per i musei, per i giardini, per i ristoranti, è però assai difficile per le città: molto sofistico e poco pratico. Intanto la condivisione della bellezza resta la prima regola per fare comunità.
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