Le aziende non perdono l'ottimismo
Nonostante danni da emergenza clima e maltempo le piccole e medie imprese non perdono ottimismo
Nonostante la crisi climatica di questi giorni provocata da grande caldo e incendi al Sud e terribili nubifragi al Nord e nonostante gli avvertimenti del Fondo monetario internazionale sulla nostra politica fiscale che potrebbe compromettere il futuro del Paese, le pmi italiane non perdono l’ottimismo. Il 75,4% delle piccole e medie imprese italiane si mantiene infatti fiducioso perché "dopo le grandi crisi ci sono sempre grandi opportunità". Per questi stessi motivi, gli imprenditori si aspettano però che il governo Meloni presti un'attenzione ancora più incisiva verso le pmi, superando la tradizionale tendenza dei governi italiani di rivolgere le loro misure prevalentemente in favore della media-grande impresa. In particolare per le pmi italiane, servirebbe una moratoria sugli affitti dei negozi, perché risultano insostenibili se non si faccia parte di un gruppo multinazionale.
È quanto emerge dalla ricerca dell'osservatorio 'Evolution forum business school sulle pmi', ideato dal formatore Gianluca Spadoni su un panel di oltre 160 micro e piccoli imprenditori (cioè con fatturato sino ad 1 milione di euro, e meno di 5 dipendenti).
Dopo la guerra e la crisi energetica, ora anche quella climatica: come vedono il futuro le aziende italiane? "Positivo: dopo le grandi crisi ci sono grandi ripartenze/opportunità", risponde il 75,4%. "Nonostante tutto, meglio di quello che pensassi in Primavera. È sempre dura ma si vede una luce in fondo al tunnel”, dice il 53% degli intervistati. Mentre il 30% degli intervistati pensa che "in autunno 2023 potrebbe arrivare un’altra mini-recessione, ma ormai ci siamo abituati”. Per un caustico 20,3% "la guerra in Ucraina sarà lunga e logorante, ora anche i disastri climatici: come col Covid, ci abitueremo a conviverci".
Un 2% è invece decisamente pessimista: "Con l’inflazione alle stelle, la crisi dei consumi e adesso i gravissimi danni naturali, quest’estate sarà la mazzata finale: se in Autunno non arriveranno i soldi del PNRR dalla UE, sarò costretto a chiudere a fine anno l'attività".
Cosa chiedono le pmi al Governo? Un debordante 43% dei pareri chiede "un'attenzione ancora più incisiva verso le pmi superando la tradizionale tendenza dei governi italiani di rivolgere le loro misure prevalentemente in favore della media-grande impresa". Uno zoccolo duro pari al 26% reclama a gran voce "taglio del cuneo fiscale perché vorrei assumere più collaboratori a tempo indeterminato ma le Tasse sono troppo elevate". Un interessante 16% delle pmi fa una proposta puntuale al Governo: "per 1 anno pagare l'Iva ‘per cassa’ (e non ‘per competenza’ come avviene adesso) sino alla fine 2023 mi darebbe la liquidità necessaria per ripartire nonostante la crisi. A mia volta mi impegnerei a non licenziare nessun collaboratore sino a fine 2023, anzi ne assumerei di nuovi".
Infine il 15% delle pmi interpellate, crede che sia imprescindibile una “moratoria sugli affitti commerciali nelle città e nelle località turistiche: affittare un bar o un ristorante in centro ha costi astronomici, non so quanto riuscirò a reggere questi continui aumenti assolutamente insostenibili se non si faccia parte di un gruppo multinazionale. Di questo passo sarà desertificazione dei centri storici o quantomeno spariranno le botteghe di prossimità e le attività storiche".
Il capitale umano è fondamentale in ogni azienda: oggi quali sono i problemi maggiori per i giovani che si affacciano al mondo del Lavoro?Uno schiacciante 47% delle pmi afferma convinto “ho difficoltà a trovare ‘motivati’, nonostante io offra una buona retribuzione". Gli fa eco un importante 32,6%, secondo il quale "la tragica mentalità assistenzialista, inculcata nei giovani in 2 anni di reddito di cittadinanza, che ha ingannato i giovani facendogli credere che per lavorare non si faccia alcuna fatica". Chiude un buon 20,4% che si indigna: "Nonostante io offra una buona retribuzione, trovo pochi collaboratori ‘pronti al sacrificio’, visto che si fa fatica e che lavorare non significa restare sul divano aspettando il RdC".
Le difficoltà ad assumere riguardano soprattutto il settore del turismo: dagli alberghi ai ristoranti, dai bar ai resort. Sembra paradossale perché l’estate 2023, come segnala il ministero del Turismo ed Enit, si preannuncia ricca di turisti come non avveniva dal 2019. Le prenotazioni vanno verso livelli mai toccati sino ad ora, ma gli italiani di qualsiasi età non sembrano disposti ad accettare contratti da stagionali. Tra gli imprenditori intervistati durante Evolution forum business school emerge la scarsa propensione al sacrificio.
Cosa zavorra di più le pmi italiane? Sicuramente la "burocrazia delle 1.000 inutili leggine, il cui adempimento mi distrae dal mio core business", non ha dubbi il 42,4% degli imprenditori interpellati. Ma anche "il costo del Lavoro troppo elevato a causa dell'enorme tassazione: se mi trasferissi in Austria sarebbe la metà", lo pensa il 31,8% delle pmi. Per il 14% è invece "il costo del denaro necessario a sostenere la mia liquidità: le banche chiedono interessi sempre più esosi per finanziare la mia azienda". Per un 11,8% è invece "il costo dell'energia e degli affitti, che negli ultimi 12 mesi è diventato insostenibile e mi assorbe tutta la liquidità".
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