Il Pnrr resta una grande opportunità di cambiamento strutturale
Sei missioni, dalla digitalizzazione alla transizione ecologica, che si articolano in centinaia di progetti su tutto il territorio, da Nord a Sud
Il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza è il maxipiano di investimenti e riforme che può cambiare la prospettiva economica dell'Italia nei prossimi anni. Previsti 191,5 miliardi di euro, tra prestiti e risorse a fondo perduto, da impiegare entro il 2026. Sei missioni, dalla digitalizzazione alla transizione ecologica, che si articolano in centinaia di progetti su tutto il territorio, da Nord a Sud. Il tema è stato oggi al centro del dibattito promosso da PwC Italia con Galeazzo Bignami, Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, durante l’incontro dal titolo “Pnrr un anno dopo: le riforme attuate, i progetti in corso ed il punto di vista del mercato”.
Un appuntamento del ciclo "Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa”, - organizzato in collaborazione con il gruppo Gedi – che ha visto la partecipazione di Giovanni Andrea Toselli, Presidente e Ad PwC Italia, Alessandro Grandinetti, Partner PwC Italia, Clients and Markets Leader, Daniela Gentile, Amministratore Delegato di Ansaldo Green Tech, Marco Fortis, Direttore e Vicepresidente della Fondazione Edison e Docente di Economia Industriale e Commercio Estero, Giuseppe Colombo, giornalista di La Repubblica, Silvia Morera, Partner PwC Italia, Advisory, Malko Rosa, Partner PwC Italia, Advisory, Alessandro De Angelis, Vicedirettore HuffPost e Marco Zatterin, Vicedirettore de La Stampa.
Nel 2021-22 sono state erogate due tranche di finanziamenti pari a 66,9 mld di euro. Il governo italiano ha inviato alla Commissione Europea la richiesta per il pagamento della terza rata da 21 miliardi di euro, dopo aver raggiunto i 55 obiettivi previsti per il secondo semestre del 2022. Risorse che si andranno ad aggiungere a quelle già incassate negli scorsi mesi e che serviranno a finanziare la costruzione di ferrovie, piste ciclabili, asili nido, ma anche per diffondere la tecnologia 5G e per avviare opere infrastrutturali che sono cruciali per il Paese.
In attesa della valutazione di Bruxelles, l'Italia è impegnata a portare a traguardo 27 nuovi obiettivi, relativi al primo semestre: 12 vanno centrati entro fine marzo, altri 15 entro il 30 giugno 2023. A fine 2022 la spesa sarà di 21mld di euro,una riduzione rispetto ai 33,7 mld di euro indicati nel Def ad aprile. La tabella di marcia prosegue, ma sul Piano resta l'incognita revisione. Il rialzo dei prezzi dell'energia, più in generale l'aumento dell'inflazione, sta rallentando i cantieri. Molte imprese non riescono ad accedere ai bandi a causa dei costi lievitati. Il Pnrr, nato per spingere l'economia fuori dal tunnel della crisi pandemica, si sta misurando con nuove emergenze. A risentirne è la spesa: era stata stimata sopra 40 miliardi di euro alla fine del 2022. L'asticella si è fermata, sotto i 20. I Comuni e gli altri enti locali, che sono chiamati a gestire tra i 60 e i 70 dei 191,5 miliardi complessivi del Piano, lamentano la carenza di personale e l'impossibilità di rispettare le scadenze.
Andrea Toselli, Presidente e Ad di PwC Italia ha spiegato: “Nonostante le difficoltà riscontrate, le risorse stanziate per il Pnrr, insieme agli strumenti di finanza agevolata, offre un’opportunità importante di cambiamento strutturale che è indispensabile per la competitività delle imprese italiane e che dovrà essere colta appieno”.
Come cambierà il Pnrr? La sfida sarà spendere quanto assegnato Il Paese si trova ora di fronte ad una duplice sfida: da un lato l'implementazione delle riforme richieste dall’altro la necessità di spendere concretamente i fondi assegnati. Una grande responsabilità ricade sulla PA e sulle amministrazioni locali. Ammonta a 72,84 miliardi di euro il totale delle risorse finora assegnate ai progetti gestiti dagli enti locali (stando a quanto emerge dai dati presenti al 17 febbraio 2023 in Regis, sistema sviluppato dalla Ragioneria generale dello Stato per il monitoraggio e la rendicontazione dei progetti Pnrr). A livello territoriale, le risorse sono destinate per il 39% al Sud, per il 30% al Nord e per il 15% al Centro. Le restanti sono in parte senza attribuzione territoriale specifica (2%) e in parte destinate a più regioni (11%) o tutte le regioni (2%).
Un’altra problematica riguarda il rialzo dei prezzi dell'energia e più in generale l'aumento dell'inflazione che sta rallentando i cantieri e non solo, facendo pendere sul Piano l’incognita della revisione dato che molte imprese non riescono ad accedere ai bandi a causa dei costi che sono lievitati. Il governo sta lavorando a delle ipotetiche modifiche. Alcuni investimenti saranno rinviati: rallenterà, cioè, la loro attuazione. Altri, come quelli per lo sviluppo dell'idrogeno verde nei trasporti, saranno invece cancellati perché le gare sono andate deserte.
Il nuovo Piano dovrà essere inviato alla Commissione Europea entro il 30 aprile. Intanto si procede con le semplificazioni. Il decreto-legge approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri prevede meno vincoli per le opere ambientali, una decisa opera di sburocratizzazione e un'accelerazione per lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Daniela Gentile, Amministratore Delegato di Ansaldo Green Tech, ha aggiunto: “Il Pnrr è un’occasione storica per rilanciare il sistema dell’industria e dei servizi, che ci mette di fronte alla sfida di pianificare progetti e azioni in tempi stretti. È necessario un gioco di squadra tra grandi imprese e Pmi per identificare importanti progetti comuni e non disperdere i fondi in mille rivoli: in questo contesto le grandi aziende devono svolgere un ruolo di apripista ed essere capofila di nuove catene del valore. Per il Gruppo Ansaldo, in particolare, è una preziosa opportunità per continuare percorsi virtuosi di innovazione tecnologica, diversificando il business e rafforzando il proprio ruolo di leader industriale nel mercato della transizione energetica”
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