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Portanova presunto colpevole? Faccia il testimonial

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Il caso del giocatore della Reggiana accusato di violenza sessuale: ha chiesto il rito abbreviato e ricorso in appello dopo la condanna. Intanto lavora

Fine pena mai? O c’è un momento in cui nella vita degli uomini esiste un confine netto tra perdono, giustizia e vendetta? E oblio? E riscatto?
Ma andiamo con ordine. Manolo Portanova è un calciatore dal destino già scritto, è figlio d’arte, del difensore Daniele, un’apprezzata carriera in A spesa tra Siena, Bologna e Genoa, macchiata per una vicenda relativa a un filone del calcioscommesse. Il giovane, a differenza del padre, è un predestinato, gioca in mezzo al campo, cresce nella Lazio e nella Juventus, qui vive alla corte di Allegri, partecipa alla conquista di uno scudetto ma a giugno 2021 gli crolla il mondo addosso. Viene accusato di violenza sessuale di gruppo da una ragazza, quella che doveva essere una bravata vissuta nella sua Siena ecco che ha conseguenze drammatiche: la ragazza è chiara nelle accuse, avrebbe voluto avere un rapporto sessuale con Manolo ma non ha mai acconsentito a quei rapporti sessuali con le altre tre persone, che hanno abusato di lei. Da lì, l’accusa, gravissima. Nel settembre del 2022 durante l'udienza preliminare, il legale del giocatore ha chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato, presentando anche un'offerta ufficiale di risarcimento per danni morali alle controparti della difesa, che hanno poi deciso di rifiutare la proposta. 
Così, a dicembre 2022, Portanova è stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione, nonché a una provvisionale di 130.000 euro, divisa fra la vittima (100.000 euro), la madre della ragazza (20.000 euro) e l'associazione ‘Donna chiama Donna’ di Siena, costituitasi parte civile nel processo (10.000 euro). Il legale di Portanova ha fatto ricorso, con l’Appello previsto per novembre 2023. Carriera finita? Sì, in parte. Il Genoa, che aveva acquistato il giocatore, a dicembre 2022 lo mette fuori rosa, dopo le insistenze di associazioni e della tifoseria. Manolo era approdato la stagione precedente nella Genova rossoblù in serie A, continua a essere convocato nella Nazionale under 21 finché, quando resta in B coi genoani, arriva la sentenza: la sua stagione termina lì, con 12 presenze condite da una rete. E poi, immaginiamo, tanta sofferenza, frustrazione, amarezza, pentimento, lontano dai riflettori. Come quella vissuta dalla ragazza che lancia le accuse. Insomma, immaginiamo il travaglio interiore di un giovane uomo che sa di aver commesso un grande sbaglio, di aver procurato grandi sofferenze, di aver bruciato un avvenire meraviglioso. 
Poi, il destino offre le sue continue nuove opportunità di riscatto e di redenzione. Questa estate il 23enne Portanova viene acquistato dalla Reggiana, squadra di Reggio Emilia appena promossa in serie B. La città si divide: molti non vogliono un giocatore accusato di stupro, altri sono più indulgenti, accampano il terzo grado per la condanna definitiva. I dirigenti reggiani hanno il loro daffare per tenere a bada dichiarazioni extracalcistiche che li bersagliano, si trincerano dietro il comunicato che ‘hanno scelto il giocatore’, perché è vero, Manolo può continuare a esercitare la propria professione, anche se è un mestiere che lo mette in evidenza, a contatto con molta gente, lo sovraespone a livello mediatico. 
«Per me Portanova non è né un santo e né un criminale, non ho alcun elemento per dirlo. Per noi ora è un calciatore come tutti gli altri, della sua situazione se ne deve occupare lui. Non siamo né assistenti sociali e né carnefici, ci occupiamo di calcio nel rispetto delle regole. Nel momento in cui si saranno espressi i giudici in maniera definitiva, il mio pensiero e quello della Reggiana sarà quello dei giudici» taglia corto il ds Roberto Goretti su la Repubblica. E sulle proteste di una parte della tifoseria? «Noi come società rispettiamo tutti, ma credo sia necessario che tutti rispettino la proprietà della Reggiana, composta da imprenditori per bene ed educati». Insomma, capitolo (temporaneamente) chiuso. Anche se Manolo continua a professarsi innocente, dichiara la ragazza consenziente, la presenza di sue amiche in quella casa e altre costruzioni difensive di cui però il giudice Ilaria Cornetti non ha tenuto in considerazione. Ricordiamo che il rito abbreviato scelto da Portanova non è un'ammissione di colpevolezza, ma è una formula procedurale che?consente di arrivare a?conclusione del giudizio nell’udienza preliminare?e quindi di?evitare all’imputato il processo e una forte esposizione mediatica. I vantaggi del rito abbreviato sono evidenti: la?celerità del procedimento,?la?possibilità di pervenire a una sentenza assolutoria?qualora il fascicolo del pubblico ministero sia carente di elementi a carico dell’imputato per l’incompletezza delle indagini preliminari, la?pena finale determinata dal giudice in caso di condanna è ridotta di un terzo. C’è comunque l’appello. Ma tra l’oggi e novembre c’è il calcio giocato. Così Portanova jr ha esordito con la maglia amaranto nel weekend scorso in Coppa Italia: nel turno preliminare allo stadio casalingo di Fiorenzuola arriva il Pescara di Zeman. Gli abruzzesi mica scherzano, bum-bum, vanno avanti 2-0 dopo una mezzoretta, poi però ecco la rimonta firmata proprio da Portanova, che segnerà una doppietta, gioia mai vissuta in carriera. Però, ecco che proprio in queste ore le associazioni femministe ‘Non una di meno’ e ‘Nondasola’ hanno richiesto un incontro con la tifoseria della Reggiana. Immaginiamo tema e tenore dell’incontro, però in questa vicenda c’è chi va controcorrente. E non è certo una voce di poco conto. La voce è quella di Giuliana Reggio, la mamma di Jessica Filanti, la 17enne di Reggio Emilia uccisa nel marzo 1996 dall’ex fidanzato con 46 coltellate perché non accettava la fine della relazione. La donna si è lamentata dell’azione delle femministe, chiedendo dove fossero quando la giustizia ha liberato l’omicida di sua figlia, che oggi lavora, si è sposato, ha una figlia e invoca il diritto all’oblio dopo aver scampato l’ergastolo e di aver goduto dello sconto di pena. “Che lascino lavorare Portanova, così potrà risarcire la sua vittima” ha dichiarato, dichiarazioni segute da quelle figlio, Fabiano, ancora più dure, rilasciate a Il Resto del Carlino: "Violentare una donna è un atto ripugnante. Ma se lo Stato italiano ha dato la possibilità di essere reintegrato nella società ad una persona che ha volontariamente ucciso mia sorella, perché non farlo con Portanova? O reintegriamo tutti i colpevoli, cercando di essere superiori a loro oppure che dovremmo fare, buttarli tutti in un cassonetto dell’immondizia? Tutti devono essere puniti nella stessa maniera. La violenza non si combatte con altra violenza, ma col cervello! Le femministe dovrebbero fare prevenzione tutti i giorni oppure siano coerenti e vadano anche davanti al luogo dove lavora chi ha ammazzato mia sorella. È troppo facile cavalcare l’onda mediatica per farsi pubblicità quando scoppia un caso come quello del calciatore...". E c’è anche la voce della presunta vittima di Portanova, la ragazza che lo accusa: “il problema è che chi gioca a calcio rappresenta un modello per il pubblico e ha una visibilità che bisognerebbe utilizzare con più responsabilità”, consigliandogli anche un percorso di rieducazione per uomini maltrattanti. Ecco, questo è un buon suggerimento che si potrebbe cominciare a seguire, divenendo un testimonial contro la violenza di genere e un esempio da seguire. Vero, Portanova?

1 anno fa
Foto: nondasola
Autore
Gian Luca Campagna

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