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Viaggio a Mitrovica dove Nato go home e murales pro Putin

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Siamo nella zona di Mitrovica (Mitrovicë in albanese, ndr) abitata dalla popolazione di etnia serba ma all'interno del Kosovo del Nord

"Kosovo è Serbia, Crimea è Russia". E’ tutto qui, nel messaggio scritto in un murales sulla facciata di un palazzo grigio come tanti al di là del ponte di Austerlitz. Siamo nella zona di Mitrovica (Mitrovicë in albanese, ndr) abitata dalla popolazione di etnia serba, una distesa di bandiere e ombrelloni nei bar pieni di ragazzi. Qui la vita di vasetti con fiori colorati alle ringhiere di balconi solo immaginati cozza con le vetrine rotte di vecchi negozi dove campeggiano immagini di donne in abiti tradizionali e corre lungo una strada lastricata di risentimento per una indipendenza mai digerita. 

In linea con il ponte che dovrebbe unire due realtà e simboleggiare la coesistenza pacifica tra i serbi e kosovari c’é, naturalmente a nord, la statua del principe Lazar.  Una "montagna" in abiti crociati alta sette e metri e mezzo che indica a sud, non a caso dove è concentrata l’etnia che ha guadagnato la sua indipendenza dal 2008 e che oggi vive al di là del fiume Ibir.  Lazar Hrebeljanovìc è stato l’eroe della battaglia contro gli ottomani quasi settecento anni fa. Oggi la sua figura riafferma, secondo gli intenti di chi qui l’ha voluta nel 2016, la presenza imperitura dei serbi anche a sud, dove abitano i kosovari. Il ponte che vorrebbe unire e non unisce è una lingua di asfalto chiusa a nord da blocchi di cemento armato e presidiata h 24 dalle forze Kfor che qui reggono i fili di un equilibrio fragile e mai tanto complesso.  Succede, a quattordici anni dalla autoproclamata indipendenza kosovara, che gli uni vivano schiacciati dalla povertà, con i bambini che elemosinano spiccioli e i vecchi sigarette coi ragazzi a trascinare enormi sacchi su carretti sgangherati, gli altri mantengano il loro status di Repubblica proiettati nella modernità, forti di un riconoscimento e di una benedizione che arriva dagli Stati Uniti e da un centinaio di altri Paesi tra i quali l’Italia, che oggi offre al Paese il maggior contributo in forze e non a caso è al comando della forza Nato in Kosovo. 

E succede che, a solleticare una rivendicazione identitaria e nazionalista dei serbi sia, in un contesto pressato da ben più urgenti problemi, l’appoggio della Russia che rivede negli indipendenti kosovari la pretesa Crimea.  Ecco, dunque, il murales. Ecco, anche, i messaggi di benvenuto nella comunità municipale serba, le immagini di Vladimir Putin attaccate come santini sui muri sciatti di palazzi decadenti, le Z disegnate senza fretta in vernice nera e i messaggi affatto concilianti sui baracchini che vendono un po’ di tutto, dalle caramelle alle sigarette: "Nato go home!".  In tutto questo convivono il processo di adesione della Serbia all’Unione europea, le vetrine di "Europe House", un centro a pochi metri dalle barricate che chiudono al di là di Austerlitz ma che indirizza i giovani serbi all’Erasmus, i manifesti attaccati ovunque, quelli contro la legge sulle targhe automobilistiche, l’ultimo pretesto per i serbi per combattere l’integrazione indesiderata. 

"Qui la gente preferisce girare senza targa piuttosto che accettare di far immatricolare la propria macchina da istituzioni kosovare" raccontano all’Adnkronos due ragazzi di etnia serba. Inutile invogliare i cittadini a sostituire le proprie con le nuove che hanno il simbolo della Repubblica del Kosovo, non pagando tasse e dazi se provvederanno entro l’ultimo termine stabilito, il 31 ottobre. Mancano 20 giorni, targhe cambiate ad oggi se ne contano cinque. "La situazione non ha precedenti nella storia contemporanea - aveva spiegato da Pristina il generale Angelo Michele Ristuccia al momento dell’assunzione del comando di Kfor  - L’incremento delle nostre forze qui rappresenta l’interesse per un’area di forte competizione geopolitica".

"C’é bisogno di presenza costante - concorda il comandante del Reggimento Msu, il colonnello Maurizio Mele - L’equilibrio è fragile, ma l’obiettivo di una pace che sia stabile può essere conseguito".

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Silvia Mancinelli

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