Sudamericando in moto fino alla fine del mondo
Il lungo viaggio di Felice Cipriani raccontato dopo 17mila chilometri e 55 giorni per portare un messaggio di pace e speranza
Un racconto lungo 17mila chilometri e 55 giorni. ‘Sudamericando’ non è solo la lunga passeggiata durata quasi due mesi di Felice Cipriani, giornalista e scrittore della memoria, come lui stesso ama definirsi, ma è un modo di intendere la vita, abbracciando il sentimento di un intero continente, come l’America del Sud.
Così, presso il Bistrot Bivio sabato 23 dicembre a partire dalle ore 19 è in programma l’aperitivo con questo narratore che scava nella storia, incontra gente e popoli, fissando tutto su pagine bianche, consegnando poi al pubblico la propria esperienza, la sua filosofia e il proprio sentire. Organizza l’associazione Palco 19 e la Regione Lazio, con ingresso libero.
‘Sudamericando’ narra la storia di un viaggio, di un’avventura che un folto gruppo di persone ha intrapreso percorrendo 17mila Km. in cinquanta giorni in sette Paesi del Sud America. a motivazione è la passione della moto, la conoscenza di nuovi Paesi, fraternizzare con comunità che s’incontrano e portare aiuti con progetti mirati a delle piccole entità; soprattutto l’infanzia e i giovani. “Siamo partiti dal nord del continente Sud americano, siamo arrivati all’estremo sud e risaliti sino a Buenos Aires. Abbiamo attraversato un continente, dove la natura s’impone con chilometri e chilometri di spiagge e di mare azzurro, con cime irraggiungibili, strane formazioni geologiche, distese di deserti tra i più antichi al mondo, con l’immensità della Patagonia e della Pampa, la bellezza delle foreste sub tropicali i vulcani innevati” anticipa Cipriani raccontando una parte del suo viaggio.
Così è facile restare meravigliati di fronte all’esuberante bellezza delle Ande, i suoi boschi millenari e silenziosi, i ghiacciai che discendono verso la costa. In questa parte della terra si trova una varietà di fauna inimmaginabile: nel mare le balene, leoni, elefanti marini, pinguini, orche, e nel cielo cormorani, gabbiani colombi antartici, pappagalli. “Impossibile ricordare le centinaia di specie che vivono nella foresta preamazzonica: lama, guanaco, alpaca, vigogna, armadillo, pecore e cavalli allo stato brado, nelle pianure sconfinate della Patagonia e della Pampa. Oltretutto abbiamo conosciuto gli indigeni, gli indios, i meticci, i creoli e i bianchi, che popolano queste terre e che hanno un rapporto d’amore con la natura ed una passione interiore, che trasmettono nell’amicizia, nella politica e nello sport. Abbiamo sempre ricevuto da questi accoglienza e ospitalità” ci tiene a sottolineare Cipriani. Ma in questa terra tra campesinos, mapuche, indios e industrie minerarie e del legname, tra Colombia, Cile, Argentina, Venezuela, Bolivia, Perù ed Ecuador in questi anni sta rinascendo una forte volontà di recuperare la cultura e le tradizioni delle popolazioni indios. Questi fermenti e voglia di cambiamento, si sommano a una situazione compromessa dagli errori dei Paesi industrializzati, nordamericani soprattutto, che hanno provocato e provocano forti tensioni. Lo sfruttamento di grandi risorse come petrolio, oro, argento, rame ha arricchito grandi compagnie straniere, ma ha portato scarsi benefici economici per le popolazioni locali. Così conosceremo la storia degli Uros, le antiche popolazioni peruviane che abitano sulle isole galleggianti del lago Titicaca, o quella delle cholitas, donne simbolo della Bolivia, che coi loro abiti tradizionali scalano le montagne, in nome di un’uguaglianza nei diritti, o ancora la lotta dei mapuche, le popolazioni patagoniche che si battono contro lo sfruttamento delle loto terre.
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