Supercoppa: a Rjad si sfida il meglio del calcio italiano
Inter, Juventus, Milan e Atalanta alla corte dell'Arabia Saudita dal 2 al 6 gennaio
La curiosità è poco esotica e molto italiana. Infatti, la nuova formula della Supercoppa italiana –che aveva esordito comunque la scorsa edizione- è un mini torneo, che vedrà nel catino bollente di Rjad i campioni d’Italia dell’Inter, il Milan secondo arrivato nello scorso campionato, la Juventus, vincitrice della Coppa Italia, e l’Atalanta, sconfitta dai bianconeri.
Al di là delle polemiche che accompagnano puntualmente questo invito di disputare le partite in Arabia Saudita che ha origini nella sempre più diffusa pratica dello sportswashing, c’è curiosità attorno allo stato psicofisico delle quattro contendenti. Infatti, concentrandoci sull’aspetto squisitamente sportivo, il programma è un bel concentrato estetico e agonistico dello spicchio migliore del campionato tricolore: c’è l’Inter, virtualmente prima in classifica, che ha un organico che gioca quasi a memoria seguendo le indicazioni di un Filippo Inzaghi sempre più consapevole di essere un autentico stratega; c’è l’Atalanta, una provinciale che sogna di coronare un sogno mostruosamente proibito, che in panca ha un Gasperini sempre più manager alla Ferguson; c’è la Juventus di Thiago Motta, lontana sì dalla lotta per il tricolore ma l’unica squadra ancora imbattuta in questo campionato; e poi c’è il Milan, in crisi di gioco e tenuta di squadra oltre che di risultati, contestato dai tifosi, che ha appena mandato di traverso il panettone a Fonseca, esonerato alla vigilia di Capodanno, chiamando in panchina in tempo per lo zampone e lenticchie un altro portoghese, quel Sergio Conceicao che col Porto ha convinto a livello nazionale ma si è sempre smarrito nelle competizioni europee.
IL PROGRAMMA. Il programma prevede le semifinali e la finalissima: il 2 gennaio ore 20 ecco Inter-Atalanta, venerdì 3 Juventus-Milan (ore 20) e la finale lunedì 6, sempre alle 20. Lo scontro tra le due squadre nerazzurre è una ricca anticipazione della lotta per lo scudetto (ricordiamo che alla terza giornata, il 30 agosto, l’Inter ha archiviato la pratica bergamasca in meno di un’ora, vincendo 4-0) mentre l’altra semifinale vedrà papà Sergio Conceicao, all’esordio coi rossoneri, battersi contro il figlio, Francisco, ala della Juventus, che allenava fino allo scorso anno nel Porto.
PETRODOLLARI. Be’, inutile girarci attorno. Ne può più il danaro che le nobili motivazioni. Così va il mondo, non è una novità. Da Giuda in poi di passi da gigante ne sono stati fatti: così se nell’edizione 2023 il montepremi per giocare in Arabia la Supercoppa italiana prevedeva 7,5 milioni di dollari, lo scorso anno è schizzato a 23 (ma con 4 squadre), diviso in 6,8 nelle casse della Lega di A e 16,2 tra le contendenti (8 sono andati all’Inter vincitrice).
SPORTWASHING. Piccola nota su questa pratica: molti Paesi ultimamente si prodigano sempre più a organizzare eventi sportivi di qualità per rifarsi il trucco a livello internazionale rispetto alle pratiche molto diffuse di calpestare in patria i diritti umani. L’Italia di Mussolini ne sa qualcosa, avendo organizzato la seconda edizione della Coppa Rimet nel 1934, subito emulata dalla Germania di Hitler, che organizzò le Olimpiadi di Berlino 36, ma l’elenco è lunghissimo, non conosce fine, dal dittatoriale Brasile che organizzò i Mondiali del 1950 alla junta militar di Argentina 78, passando per il Mundialito di Uruguay 1980 fino alle Olimpiadi di Pechino 2008 e al recente Mondiale di calcio in Qatar. Per onor di cronaca, va sottolineato come l’Arabia Saudita ormai abbia fatto una sorta di assopigliatutto nelle varie discipline sportive: dall’ospitare dal 2020 le competizione del rally Dakar nel suo deserto ad altre competizioni, ponendo i riflettori sul calcio su cui il proprio governo sta investendo molto, tant’è che si è aggiudicato –in solitaria- il Mondiale di calcio edizione 2034. L’analisi resta, però, impietosa: a marzo 2021 l'organizzazione per i diritti umani Grant Liberty ha indicato che il solo governo d'Arabia Saudita ha investito un miliardo e mezzo di dollari americani in attività sportive al fine di placare le obiezioni sulla propria condotta. Soldi che potevano essere investiti meglio, certo, ma ogni Paese, alla fine, dei propri soldi fa ciò che vuole. Compreso comprare anche il calcio degli altri.
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