Cookie Consent by FreePrivacyPolicy.com
Loader

Xi si appresta a diventare imperatore della Cina

xi.jpg

Terzo mandato per il leader cinese, diventando il più potente leader della Cina moderna dopo Mao Zedong

Xi Jinping si appresta ad essere incoronato per un terzo mandato alla guida del partito comunista cinese, diventando il più potente leader della Cina moderna dopo Mao Zedong. Deciso a trasformare la Cina in una superpotenza senza rivali, il nuovo 'imperatore', è legato fin dalla nascita, nel bene e nel male, alla storia del partito comunista cinese.

Nato a Pechino nel 1953, il 67enne Xi è uno dei 'Taizi', i 'principi rossi' figli dei protagonisti della lunga marcia di Mao. Ma la sua adolescenza non fu certo dorata. Fra il 1969 e il 1975 fu esiliato in campagna, vivendo in una grotta e lavorando come contadino nello Shanxi dopo che suo padre era caduto in disgrazia negli anni della Rivoluzione culturale. I genitori furono arrestati, la sorella si suicidò. Poi riabilitato, il padre Xi Zhongxun è successivamente diventato vice premier alla fine degli anni ottanta, fra gli artefici della zona economica speciale dello di Shenzhen.

Xi ha studiato ingegneria chimica all'università Tsinghua come studente lavoratore contadino, e si è poi fatto strada nel partito comunista. E' stato governatore del Fujan dal 1999 al 2002 e poi segretario del partito nella provincia costiera di Zhejiang, dove ha costituito una solida rete di potere. Nel 2007 è entrato a far parte del Comitato permanente del Politburo, trampolino di lancio che lo ha portato a diventare vice presidente della Repubblica popolare cinese dal 2008 e della Commissione militare centrale dal 2010. Nel novembre 2012 è diventato segretario generale del partito comunista e nel marzo 2013 presidente della Cina. Nella vita privata, nel 1987 Xi ha sposato in seconde nozze la cantante Peng Liyuan, allora molto più famosa di lui. La coppia ha una figlia, Xi Mingze.

Nel 2018 Xi ha abolito il limite massimo di due mandati presidenziali aprendo la strada ad una sua leadership a vita. Già al XIX Congresso del 2017 non era emerso nessun giovane dirigente destinato a diventare suo successore, né ve ne saranno al XX che si apre questa domenica. Un tempo vi erano fazioni interne, oggi quasi tutti sono fedelissimi di Xi. I dirigenti in ascesa che potevano fargli ombra sono stati eliminati con la scusa della lotta alla corruzione. I suoi "pensieri" politici sono stati inseriti nella costituzione, onore riservato in precedenza solo a Mao.

A differenza di Mao, Xi non indulge negli eccessi del culto della personalità, ma il suo nome è citato in continuazione sui media cinesi. E Xi ha accumulato cariche chiave: guida infatti anche la Commissione militare centrale, il Gruppo di controllo centrale per gli affari esteri ed è Comandante Supremo del centro di comando congiunto dell'esercito. Nell'ottobre 2016 è stato nominato leader "centrale", un titolo che gli ha dato un'autorità indiscussa sul partito.

Come presidente della Cina e leader del partito, in dieci anni di potere Xi ha spazzato via ogni possibile concorrente politico e represso severamente il dissenso, portando avanti una politica nazionalista per trasformare il suo paese in una superpotenza. Ma alla vigilia del XX Congresso, il suo trono mostra anche molte crepe.

La pandemia, iniziata in Cina, e la mancanza di trasparenza con cui è stata gestita, ha minato i rapporti economici e commerciali con l'Occidente, alimentando diffidenze e affossando l'espansione dell'ambizioso progetto della Via della Seta. La politica di zero covid, con lockdown prolungati anche in presenza di pochi casi, ha intanto creato un diffuso scontento sociale, in un quadro economico internazionale negativo che pesa anche sullo sviluppo cinese. L'alleanza con la Russia di Putin, mette inoltre in difficoltà Pechino, che non approva la guerra in Ucraina.

Come Putin, Xi è rimasto scioccato dal crollo dell'Urss. Il suo obiettivo è fare della Cina una superpotenza, unendo sviluppo economico e pugno di ferro contro ogni dissenso. A Hong Kong è stato fatto di tutto per schiacciare le proteste per la democrazia, nello Xinjiang la minoranza musulmana degli uiguri viene rinchiusa nei campi di rieducazione.

Unendo vecchio e nuovo, Xi ha spinto molto su valori tradizionali e nazionalismo, rafforzando l'esercito e portando avanti una aggressiva politica di espansione nelle isole contese del mar meridionale della Cina. Senza dimenticare le manovre militari marittime e le violazioni dello spazio aereo di Taiwan, che la Cina considera una provincia ribelle da riportare sotto il controllo politico di Pechino.

 

 

 

 

 

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

Commenti