Allarme Tuscia: troppi impianti rinnovabili rovinano paesaggio
In commissione Tutela del territorio della Regione il monito di amministratori locali e associazioni
Un grido di allarme per il proliferare di impianti eolici e fotovoltaici industriali arriva dalla Tuscia. Amministratori locali e associazioni concordano: c’è il rischio di compromettere il paesaggio e la ricchezza storica di un territorio a forte vocazione agricola e turistica. Tutti d’accordo anche nel chiedere l’intervento della Regione e del Governo nazionale per cambiare le norme e dare più potere alle amministrazioni locali. Questo, in sintesi, quanto è emerso dall’audizione che si è svolta nella commissione Tutela del territorio del Consiglio regionale, presieduta da Nazzareno Neri. Lo stesso Neri ha introdotto la seduta, ricordando che “questa vicenda è stata già oggetto di una delibera della Giunta regionale il 12 agosto: nel provvedimento si evidenzia la sproporzione fra le province del Lazio: a Viterbo ci sono il 78 per cento degli impianti di tutta la Regione”. Le associazioni del territorio hanno messo in evidenza che, se fossero autorizzati tutti gli impianti richiesti, sarebbero coperti dal fotovoltaico oltre 86 chilometri quadrati di territorio. Stesso allarme anche per le pale eoliche: oltre 900, quelle previste nei progetti presentati, con altezze fino a 250 metri. Sono intervenuti Roberto Mancini (coordinamento Ambientale Tuscia), George Wallner (Bleu Bolsena Lago d'Europa), Stefano Aluffi Pentini (Verde Tuscia), Gabriele Antoniella, (Biodistretto lago di Bolsena), Luigi Favale (Amici della terra, Assotuscania) e Oreste Rutigliano (Italia Nostra). La loro opposizione è netta verso gli impianti industriali, definiti “mera speculazione che non lascia nulla sul territorio”, la soluzione - ad avviso degli intervenuti - sta nelle comunità energetiche e nella produzione diffusa di elettricità. Dopo di loro è toccato a Margherita Eichberg, soprintendente archeologica per l’Etruria meridionale: “C’è un’ondata di proposte concentrate nella provincia di Viterbo – ha spiegato – manca la definizione delle aree non idonee da parte della Regione”. Presente all’audizione anche il sottosegretario alla Cultura e assessore di Viterbo, Vittorio Sgarbi, che ha annunciato le sue dimissioni da assessore e ha invitato gli amministratori “all’insurrezione contro interventi che rischiano di cancellare l’Italia e ha chiesto al presidente Rocca “di rispettare gli impegni presi, la Provincia di Viterbo è satura”. Per quanto riguarda gli amministratori locali erano presenti Alessandro Romoli (presidente della Provincia di Viterbo), Chiara Frontini (sindaca di Viterbo), Luisa Ciambella (consigliera comunale di Viterbo), Andrea Disorte (vicesindaco di Bolsena), Giuseppe Cesetti (sindaco di Canino), Giuseppe Ciucci (sindaco di Farnese), Francesco Di Biagi (sindaco di Latera), Maurizio Lacchini (sindaco di Marta), Giulia De Santis (sindaca di Montefiascone), Roseo Melaragni (sindaco di Piansano), Roberto Pinzi (sindaco di Proceno), Massimo Bambini (sindaco di San Lorenzo Nuovo), Luigi Serafini (vicesindaco di Tarquinia), Ermanno Nicolai (sindaco di Tessennano) e Fabio Bartolacci (sindaco di Tuscania). Pur con visioni differenti, tutti gli amministratori sono stati d’accordo su due punti: la necessità di cambiare le norme, che esautorano i Comuni, e la necessità di tutelare le bellezze della Tuscia, escludendo le aree più pregiata dalla possibilità di realizzare gli impianti. Chiudendo la seduta, il presidente Neri ha invitato tutti gli auditi a inviare le loro osservazioni alla commissione, in maniera da poter redigere un documento da consegnare al presidente Rocca e agli assessori competenti.
1 anno fa
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