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Lavoro, continua crescita dei posti anche nello scorso bimestre

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Rallentano l’industria in senso stretto e le costruzioni, ma si consolidano i contratti a tempo indeterminato

Nonostante l’incertezza derivante dalla guerra in Ucraina e dal connesso rialzo dei prezzi dei beni energetici, la variazione dell’occupazione si è mantenuta positiva, sebbene su livelli lievemente inferiori rispetto alla seconda metà del 2021.

Dall’inizio dell’anno sono stati creati, al netto delle cessazioni, 260.000 posti di lavoro, un valore solo di poco inferiore a quello dello stesso periodo del 2019; dal punto di minimo toccato tra il primo e il secondo trimestre del 2020 sono state aggiunte oltre un milione di posizioni lavorative.

Rallentano l’industria in senso stretto e le costruzioni, ma si consolidano i contratti a tempo indeterminato. 
La crescita di posti di lavoro non è omogenea tra settori: negli ultimi mesi si è ridotto il contributo dell’industria in senso stretto, settore nel quale l’occupazione è ancora inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato se nel periodo 2020-21 la creazione di posizioni lavorative avesse seguito la traiettoria del biennio precedente. Nel comparto delle costruzioni in marzo e aprile si sono manifestati segnali di rallentamento e i nuovi contratti attivati, al netto delle cessazioni, si sono più che dimezzati rispetto al bimestre precedente. Ha invece accelerato il turismo, che beneficia della ripresa della domanda sospinta dal miglioramento della situazione epidemiologica e dalla rimozione di molte restrizioni. 

Rispetto allo scorso anno, quando il recupero dei livelli occupazionali si era concentrato nelle posizioni a termine, nei primi quattro mesi del 2022 la dinamica del mercato del lavoro è stata sostenuta soprattutto dai contratti a tempo indeterminato, che hanno rappresentato circa due terzi delle attivazioni nette. Vi hanno contribuito, oltre alle assunzioni, anche le trasformazioni, il cui incremento è riconducibile prevalentemente all’ampio numero di persone assunte a tempo determinato nel 2021 (le stabilizzazioni in Italia avvengono in media dopo dodici mesi dall’avvio del contratto). La propensione delle imprese a trasformare i rapporti di lavoro temporanei è tornata sui livelli precedenti l’inizio della pandemia.

Il numero delle cessazioni si è ormai assestato sui livelli del 2019, sebbene quello dei licenziamenti sia ancora lievemente inferiore ai valori precedenti il blocco imposto dal Governo nel febbraio 2020. Le dimissioni, che in marzo e aprile sono rimaste sull’elevato livello dei mesi precedenti, riflettono le transizioni di lavoratori tra un’impresa e un’altra, in un contesto di espansione del mercato del lavoro.
La domanda di lavoro nel turismo sospinge l’occupazione delle donne e del Mezzogiorno Nel confronto con gli ultimi mesi del 2021, resta sostanzialmente costante la crescita dell’occupazione delle donne; rallenta invece quella degli uomini, frenata dall’andamento dell’industria. L’occupazione femminile condivide però in misura inferiore l’aumento del numero delle posizioni a tempo indeterminato, concentrandosi nel settore turistico dove i contratti stabili sono meno frequenti. Per effetto del rallentamento dell’industria, la dinamica del mercato del lavoro è meno favorevole nelle regioni del Centro Nord; nel Mezzogiorno le attivazioni nette continuano a essere sostenute dal turismo e dalle costruzioni, che vi contribuiscono per quattro quinti.

2 anni fa
Autore
Luca Morazzano

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