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Mattarella bis e governo Draghi e il populismo è neutralizzato

Salvini-Di Maio

Da leader della scena politica italiana alla guida di Lega e M5S, Salvini e Di Maio rischiano di essere messi all'angolo nei rispettivi partiti

Gattopardismo, ritorno al passato, autoconservazione del sistema attuale, sono stati tanti e variegati i termini tirati in ballo per spiegare il momento politico e storico che sta attraversando l’Italia negli ultimi mesi. Non a torto, anche se forse, quello più rispondente a descrivere gli eventi politici nostrani, è restaurazione.

Andando ad analizzare ciò che è accaduto tra Quirinale, Palazzo Chigi e Parlamento nell’ultimo anno, anche grazie agli allarmi e agli “alti sentimenti” spesso richiamati nella popolazione, legati alla Pandemia, ad un anno dalle prossime elezioni, la “deriva” populista figlia della passata tornata elettorale è quasi del tutto cancellata.

Manca poco e anche all’interno dei due partiti che maggiormente incarnarono quella spinta populista, le vicende verranno ricondotte nei binari più tradizionalisti e formali tipici della tradizione centrista che inizia in Italia con la Democrazia Cristiana e ancora oggi continua.

Proviamo a riavvolgere il nastro per spiegare meglio il concetto.

Il 4 marzo 2018, dopo lo scioglimento delle Camere, avvenuto per decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 28 dicembre 2017, con un breve anticipo rispetto alla scadenza naturale della XVII legislatura, prevista per il 14 marzo 2018, l’Italia è chiamata al voto.

Si eleggono i 630 deputati e i 315 senatori della XVIII legislatura; il voto è stato regolamentato dalla legge elettorale italiana del 2017, soprannominata Rosatellum bis, che ha trovato la sua prima applicazione (un misto cervellotico di maggioritario e proporzionale in cui comunque gli elettori vengono chiamati solo a barrare i simboli dei partiti). La scelta è tra quarantuno liste e due coalizioni.

La coalizione di centro-destra è la più votata con circa il 37% delle preferenze, mentre la singola lista più votata, il Movimento 5 Stelle, raccoglie oltre il 32% dei voti.

L'affluenza al voto sfiora il 73%, in calo di oltre il 2% rispetto alle elezioni del 2013, risultando la più bassa nella storia repubblicana italiana (dal 1948).

Ne il Movimento 5 Stelle, ne la coalizione di centrodestra ottengono però il mandato del presidente Mattarella per provare a comporre il nuovo governo. Il numero uno dello Stato, applicando la legge alla lettera, presume, a ragione, che nessuna delle due compagini possa riuscire ad ottenere la fiducia in parlamento e quindi i loro tentativi naufragherebbero.

In tale contesto nasce però l’ipotesi di un’alleanza tra M5S e Lega, che si stacca dal centrodestra. L’alleanza giallo-verde, come viene denominata, trainata da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, da vita al primo Governo Conte. È l’apice del populismo, visto che M5S e Lega sono i due partiti che più riflettono gli umori del popolo (è populista qualsiasi movimento politico diretto all'esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari).

Il governo si regge su un contratto fatto di punti da raggiungere.

Funziona, vara anche la legge che dimezza il numero dei parlamentari a partire dalle prossime elezioni, ma ad agosto 2019, Salvini, convinto di poter fare tutto da solo, rompe l’alleanza.

Il 65° esecutivo della Repubblica finisce lì.

Venne seguito dal secondo governo Conte, che si regge sull’alleanza tra PD e ancora M5S. È il governo che si trova ad affrontare la Pandemia, l’emergenza sanitaria, prende decisioni drastiche come il lockdown.

È il governo che prepara la strada al Governo Draghi, un governo di unità nazionale che raccoglie l’appoggio praticamente di tutti tranne che di Fratelli d’Italia che, da fuori, è il partito che ne giova di più a livello di consenso in vista delle elezioni. In questo iter M5S e Lega cominciano a mitigare le rispettive posizioni fino quasi ad appiattirle.

Intanto il primo settennato di Mattarella, iniziato il 3 febbraio 2015, volge al termine e dopo 8 votazioni a vuoto, in cui i 1009 grandi elettori non riescono a proporre una valida alternativa, arriva il Mattarella bis iniziato il 3 febbraio 2022.

Gli italiani guardano attoniti l’immobilismo e l’inettitudine dei propri rappresentanti, mentre fuori dalle stanze di potere, la vita quotidiana è scandita da regole per il contenimento della pandemia sempre più cervellotiche tra una campagna vaccinale che non mette al riparo dai contagi e polemiche no-vax che a tratti rischiano di sembrare più logiche delle spiegazioni scientifiche dei virologi.

E mentre l’attenzione dei più è attratta da Sanremo, ecco che Lega e M5S preparano la definitiva “normalizzazione” o “centralizzazione” che si preferisca. Giancarlo Giorgetti nel Carroccio e Giuseppe Conte nei pentastellati, sono pronti a fare politicamente fuori i leader che li hano preceduti, ovvero Matteo Salvini e Luigi Di Maio

2 anni fa
Autore
Luca Morazzano

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