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Berlusconi: 'La Dc emblema di crescita e democrazia per il Paese'

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Il Cavaliere scrive una lettera a Rotondi e condivide l'analisi storica di ritrovare i fondamenti della Democrazia Cristiana nei partiti di oggi

La Democrazia cristiana "era un partito nato con il sistema elettorale proporzionale ed era consustanziale a quel sistema. Cambiando la legge elettorale proporzionale la Dc contribuì a decretare la propria fine. Non fu questa, naturalmente, l'unica ragione: il cambiamento dello scenario internazionale con la caduta del Muro di Berlino, i procedimenti giudiziari di Mani Pulite, la fine del collateralismo della Chiesa - che ha scelto di testimoniare valori forti al di là della partecipazione diretta alla pratica politica – sono tutti cambiamenti radicali di scenario che avrebbero reso impossibile continuare quell’esperienza storica straordinaria". Lo scrive Silvio Berlusconi in una lettera di saluto inviata a Gianfranco Rotondi per la presentazione del suo nuovo libro 'La Variante Dc'.

"Un'esperienza -assicura il Cav- che tutti devono guardare con rispetto, anche chi non è mai stato democristiano, perché ha consentito a tutti noi di vivere in un Paese libero e prospero dell’Occidente. Per questo trovo affascinante, un po’ avventuroso, ma anche profondamente legittimo e onesto, quello che fai nella seconda parte del tuo libro, quella nella quale passi dalla storia recente all’attualità". Il "tentativo di individuare quanto di democristiano c’è nella politica di oggi, cercandolo in tutte le forze politiche, da destra a sinistra, è un tentativo legittimo e non solo una provocazione intellettuale".

"Democristiano, aggiungo, non nel senso polemico/ironico con il quale alcuni commentatori superficiali usano questa parola'', precisa Berlusconi, ''ma al contrario nel senso profondo di un tessuto connettivo valoriale che si sta faticosamente ricucendo.Questa in fondo è la migliore testimonianza e la migliore eredità della Democrazia cristiana: la capacità di cucire insieme un Paese uscito profondamente lacerato dalla guerra e poi dalla durissima contrapposizione del 1948, un Paese con abissali differenze fra Nord e Sud, fra aree urbane e zone rurali,fra ceti sociali molto lontani fra loro".

"Lo ha fatto credendo nelle persone da un lato, nelle istituzioni democratiche dall’altro. Lo scenario politico italiano, dopo la fine della Democrazia cristiana -spiega l'ex premier- è evoluto in senso bipolare, e io questo credo sia un bene per la nostra democrazia. Un bipolarismo però in alcune fasi immaturo – e questo certo non è stato un bene – un bipolarismo troppo a lungo basato sulla demonizzazione dell’avversario, considerato non come un interlocutore e come un concorrente, ma come un nemico da distruggere".

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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