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Quella sottile linea tra consenso e dissenso amministrativo

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La difesa dell'europarlamentare Procaccini, accusato di due reati quando era al Comune di Terracina, apre a riflessioni sull'azione degli amministratori pubblici

La difesa è come l'attacco. Nel suo stile. La campagna elettorale per le Europee del 2019 si era aperta al teatro cinema Traiano della sua Terracina con lui sul palco e con un forziere da cui tirava fuori il suo canovaccio ideale, oggi sul proscenio di un caffè a due passi dal mare più che una difesa dalle accuse dell'inchiesta Free Beach quella dell'eurodeputato Nicola Procaccini è un intervento che mette in discussione una buona parte dell'intero sistema amministrativo italiano. 

L'eurodeputato Procaccini, che a Terracina è stato anche sindaco per due mandati prima di cedere lo scettro alla 'sua' Roberta Tintari, travolta dall'inchiesta della Procura di Latina, è sereno, sia nell'esposizione sia alle domande della stampa. 

Sono due i capi d'accusa su cui si gettano ombre sull'ultimo scorcio di operato da primo cittadino, uno è il reato di induzione indebita a dare utilità, l'altro è la turbativa d'asta. Quello che salta agli occhi però non è tanto la (legittima) difesa, quanto piuttosto le riflessioni e le considerazioni che consequenzialmente ne scaturiscono. Sul primo, tralasciando la ricchezza di dettagli su cui l'eurodeputato si sofferma, emerge che un amministratore (un sindaco, nella fattispecie, quindi il 'capo' di un'amministrazione pubblica) non può permettersi un "cazziatone" -come ripete Procaccini- a una dipendente che interpreta in un dato modo una legge. Un 'cazziatone' pertinente, sia chiaro, uno scambio di vedute sì differenti ma motivate, con un finale da commedia all'italiana, consentitemelo, perché la discussione sul cambio di residenza di un imprenditore come conditio sine qua non per far lavorare la sua ditta alla fine poi viene richiesta (e concessa). L'altro capo d'imputazione è una turbativa d'asta di una storia talmente paradossale, da come è stata raccontata dall'eurodeputato (all'epoca però non sindaco ma assessore della giunta Tintari, prima cioè che fosse nominato a Bruxelles), che si fatica a credere che ci sia un reato di mezzo, considerato che poi alla fine dell'oggetto dell'inchiesta il Comune di Terracina ha usufruito di un servizio (quello di salvamento sulle spiagge pubbliche) da parte di organizzazioni sindacali e cooperative private senza nemmeno pagarlo per una serie di equivoci burocratici. 

"Su un aspetto mi soffermo e sorrido in modo ironico - dice Procaccini -, nelle pieghe dell'accusa c'è scritto che ogni azione è volta a cercare consenso politico. Ebbene, io non ho mai assistito a un'amministrazione che lavora per creare attorno a sé dissenso. Chiaro che ogni azione di un'amministrazione è volta affinché ci sia la sua rielezione". Poi, certo, Procaccini sa bene che è sotto il cielo, leggi sotto la lente della magistratura che decide, quindi si lascia andare a una frase di rito, "mi auguro che le indagini facciano emergere la verità dei fatti e di accertare le singole responsabilità. A Roberta Tintari tutta la mia solidarietà, perchè credo nella sua onestà". Però, riflettiamo su quella sottile linea di confine in cui si ipotizzano reati di voto di scambio e favori, quel ponte tra consenso e dissenso molto fragile e pericoloso che si trova inevitabilmente a percorrere un amministratore pubblico, condannato a essere decisionista per dare un'impronta alla sua azione di governo o restare impaludato nelle pastoie burocratiche che lo stesso sistema ogni giorno crea. "Arriveremo al punto in cui le persone oneste non si candideranno più, con le amministrazioni comunali gestite solo da delinquenti" chiosa Procaccini. 

 

2 anni fa
Autore
Gian Luca Campagna

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