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Il viaggio di Salvini un sasso nello stagno

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L'analisi del sondaggista Amadori, dopo che il suo nome è stato accostato a quello del leghista

"Noi come brain trust non siamo stati consultati, del viaggio di Salvini in Russia non ne so nulla, ma in ogni caso che lui voglia gettare un sasso nello stagno è condivisibile, una operazione da uomo di Stato". Il politologo e sondaggista Alessandro Amadori, è uno dei nomi che in questi giorni sono stati più volte accostati a quello di Matteo Salvini, nel nuovo inner circle del leader leghista. Intervistato dall'AdnKronos chiede di poter fare chiarezza: "Non esiste alcun cerchio magico", sottolinea il direttore scientifico di Yoodata, che con Salvini collabora sin dai tempi del governo Conte I per questioni di geopolitica africana.

Sulle polemiche e sul suo nome associato a quello di Antonio Capuano, l'ex deputato di Fi che ha raccontato nei dettagli il piano di Salvini, ipotizzando anche l'intervento di Papa Francesco taglia corto: "Io Capuano non so proprio chi sia, lo posso giurare e il corto circuito istituzionale sul viaggio di Salvini non posso certo negarlo", dice con riferimento alla 'freddezza' di Palazzo Chigi e della Farnesina per l'iniziativa del leghista pronto a decollare per Mosca con il suo piano di pace. "Ribadito che non ne ero a conoscenza - aggiunge - non mi sento di condannare l'idea in sé, penso sia legittimo che un leader politico come Salvini sviluppi una sua progettualità, rispetto al conflitto in corso. Penso che una buona idea è stata bruciata".

Per Amadori non c'è molta differenza dal piano di pace presentato da Di Maio "sebbene anche questo mai formalizzato". Inoltre "quella di Salvini, al di là dei possibili errori di comunicazione che ci possono esser stati, va vista come la ricerca di una strada diplomatica che dovrebbe essere assunta, con tanto di iniziative formali, da parte della Ue, che purtroppo non ha mai presentato un documento a riguardo".

Amadori chiede ora di guardare i dati, apprezza il nuovo corso di Salvini, che ha lanciato tour in 20 regioni, per confrontarsi con la società civile, con gli stake-holders, per fare poi una sintesi "che finalmente abbandoni la politica di slogan e sentiment, per approdare a una Lega, capace di riflessione e progettuale".

Amadori nel primo incontro a Roma, lo scorso 14 maggio, in questa sorta di stati generali leghisti è stato tra le voci più sentite: "Il mio ruolo, dal 2012 a oggi, è di fornire dati demoscopici e suggerimenti di contenuto sui problemi maggiormente avvertiti dai cittadini italiani, senza intervenire direttamente nella definizione delle politiche del partito e del suo leader", ci tiene a sottolineare. Basta dunque con i post al vetriolo, di morisiana memoria, sì all'analisi dei dati, per arrivare a maturare le decisioni.

Per il politologo "siamo di fronte a un nuovo corso salviniano, magari, sbagliando, magari pasticciando, ancora allo stato embrionale, che si muove verso un modello più aperto e partecipativo di costruzione del proprio programma elettorale, coinvolgendo stakeholder e parti sociali". "C'è l'apertura della Lega alla società civile, pensante e ragionante, alla forma del brain trust, una cosa organica che Salvini sta sperimentando", avverte, con riferimento al dialogo avviato con di studiosi, docenti e ricercatori di varia esperienza e competenza, a partire dal gruppo di 'Lettera 150' coordinato da Giuseppe Valditara.

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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