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Nella politica è necessario essere moderati

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Civiltà Cattolica non fa esplicito riferimento al risultato delle urne ma il direttore Padre Spadaro richiama alla moderazione

“Essere moderati in politica”. Civiltà Cattolica, pur non facendo un riferimento esplicito alle elezioni e all’esito delle urne che hanno decretato la vittoria di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, esce con un punto del suo direttore, padre Antonio Spadaro, nel quale il gesuita, da attento osservatore delle dinamiche politiche, analizza l’importanza dell’essere moderati in politica, ricordando che la moderazione “non esclude indignazione, collera, ma trova nell’essere 'per', e non 'contro', la propria essenza. È quello di cui ha bisogno la democrazia per ritrovarsi”.

“La moderazione - premette il direttore di Civiltà Cattolica nel suo editoriale che uscirà domani - è un esercizio di radicalità nel senso che non istiga, non cerca capri espiatori, non vive di indispensabili contrapposizioni. Il sistema dei social, dove ognuno è continuamente chiamato a prendere posizione, schierarsi per o contro qualcosa, contribuisce a far apparire indomabile la democrazia della contrapposizione, nella quale l’avversario deve essere assoluto, totalmente contrapposto. Tutto questo non solo esclude la moderazione, ma il dialogo stesso. La democrazia populista non può conoscere nessuna autentica forma di dialogo”.

Affrontando il tema del bipolarismo “da molti ritenuto una speranza decisiva per il buon funzionamento di ogni democrazia matura, tanto da doverlo favorire anche con adeguati accorgimenti legislativi”, padre Antonio Spadaro, nel suo punto, rileva che esso “è il presupposto della democrazia dell’alternanza. Considerato preferibile a meccanismi con un perno centrale e diverse opzioni di alleanze - come è stato nella ‘prima Repubblica’ italiana - il bipolarismo di scuola anglosassone favorirebbe la contrapposizione tra due fronti, magari i classici ‘progressisti’ e ‘conservatori’, e darebbe trasparenza e chiarezza alla politica, in un confronto che facilmente porta all’alternanza e quindi alla reciproca legittimazione”.

Padre Spadaro si sofferma poi sull’importanza del ‘centro’: “Questo bipolarismo presuppone una comune rincorsa al medesimo centro, la cui scelta per l’uno o per l’altro spesso e volentieri risulterebbe decisiva, come dimostra nel caso italiano lo stesso nome dei due schieramenti: centro-destra e centro-sinistra. Il bipolarismo, infatti, marginalizzerebbe le frange estreme di entrambi gli schieramenti politico-culturali”. Un chiaro esempio: “Risulterebbe penalizzante - scrive il gesuita -presentarsi con un programma che propugni l’abolizione della proprietà privata o la chiusura in entrata delle frontiere, fermo restando che potrebbero sfidarsi un programma liberista e uno più attento al ruolo dello Stato o sostenitore degli ammortizzatori sociali”. Insomma, scrive padre Spadaro, “l’importanza del centro per entrambi i contendenti è davvero un fattore decisivo nel buon funzionamento di questa democrazia bipolare, nella quale nessuno deve o dovrebbe temere strappi o radicalismi esasperati. Il dato virtuoso sarebbe confermato dal fatto che, se emergessero forze radicali o estreme nei due schieramenti, il centro non le voterebbe, e questo danneggerebbe il campo che puntasse sulla sua ala estrema. In questo modo non si esclude ovviamente la dialettica politica, ma si limitano e rendono compatibili le differenze”.

 

1 anno fa
Autore
Giada Giacomelli

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