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‘Una volta su due i tamponi rapidi sbagliano’

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È ciò che emerge da uno studio del Centro ricerche Altamedica di Roma. Ricciardi: “Irrigidire modalità rilascio certificato”

A Roma, il direttore scientifico del Centro ricerche Altamedica Claudio Giorlandino è sicuro: "Bloccate i tamponi rapidi per non chiudere l’Italia". 

Un’espressione che viene da uno studio condotto dal centro su 332 pazienti e pubblicato sulla rivista “Future Virology”. Secondo i risultati delle ricerche, i test antigenici rapidi sbaglierebbero nel 50% dei casi, fornendo un numero estremamente preoccupante di falsi negativi.

Gli scienziati hanno rilevato questo dato mettendo a confronto i risultati provenienti dai test antigenici con quelli dei tamponi molecolari. Dei 332 soggetti sottoposti ad entrambi i test, in 249 sono risultati positivi al molecolare, con 83 test negativi. Dei casi risultati positivi al tampone molecolare, solo 151 erano stati rilevati anche dal test antigenico rapido. Si parla, dunque, di un numero di 98 falsi negativi.

Come spiega il direttore scientifico Giorlandino, “L'enorme numero di falsi negativi che questi test produce è pericolosissimo perché determina nei soggetti negativi un falso senso di sicurezza che induce ad allentare il rispetto delle misure di prevenzione quali il mantenimento della distanza e il rigido utilizzo di mascherine”.

I test antigenici rapidi, lo ricordiamo, sono valevoli a tutti gli effetti per l’ottenimento del Green Pass, e più appetibili dato il costo e il tempo di risposta inferiore. 

La scarsa sensibilità dei semplici test rapidi – prosegue il direttore sanitario del Centro - ne consente semmai l'utilizzo solo come test in prima linea in un controllo di massa per intercettare immediatamente almeno una parte di altamente positivi dove non è possibile attendere il molecolare. Il suo uso dovrebbe essere limitato nei porti ed aeroporti ma, tutti i soggetti negativi, debbono comunque osservare le precauzioni”.

La posizione delle istituzioni

Un allarme in più che ha spinto anche Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute Speranza, a prendere in considerazione una revisione delle modalità di rilascio del Green Pass

Il tampone antigenico è il vero tallone d'Achille in questo momento, nel migliore dei casi non certifica la positività almeno del 30% dei soggetti, – informa Ricciardi - è una mia idea ma condivisa da altri esperti che dovremmo irrigidire la modalità di rilascio del certificato. Il tampone per avere il Green pass è una misura non adeguata a questa fase epidemica".

Nonostante le dichiarazioni di Ricciardi, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha precisato che "A oggi non c’è sul tavolo la modifica dei criteri di rilascio del certificato verde”.

In risposta a questi dati e con una curva che sta crescendo, sarebbe inspiegabile una scelta da parte del governo di mantenere inalterate le modalità di accesso al Green Pass. 

Calcolando che su 100 persone non vaccinate e sottoposte a tampone antigenico che si recano sul posto di lavoro con un regolare Green Pass, circa 30 o 40 potrebbero essere in realtà positive, la preoccupazione di un incremento incontrollato dei contagi aumenta, anche data la perdita di efficacia dei vaccini sul lungo periodo. Se, tuttavia, la terza dose è alle porte ed è una soluzione facile e veloce, per chi ha scelto di non sottoporsi al vaccino la situazione potrebbe rivelarsi molto più complicata di quella vissuta fino a questo momento.

2 anni fa
Autore
Emanuele Di Casola

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