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L'astensionismo vince ma il centrosinistra resta a galla

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Fondamentale un'inversione di tendenza nei rapporti tra Palazzo e gente. Le urne premiano il Pd e puniscono il M5S

C’è un dato su cui partiti, coalizioni e sindaci devono ripartire. È la gente. Inutile girarci attorno, stavolta il vincitore è stato l’astensionismo. Lo scollamento tra Palazzo e l’anima delle città ormai è evidente, ma rispetto al passato c’è la possibilità di recuperare, c’è una chance osmotica su cui basare e disegnare il futuro: sono i miliardi del Piano nazionale di resilienza e ripresa. Inutile girarci attorno, la metà degli aventi diritto al voto ha preferito restarsene a casa, ad assumere il ruolo dello spettatore, lavandosene pilatescamente le mani, mandando avanti una sparuta maggioranza a decidere le sorti della propria città.

Lo dicono i dati. Anche i pentastellati, che nella scorsa tornata elettorale erano i più motivati a recarsi alle urne, stavolta hanno abdicato. Nemmeno il voto di protesta ha funzionato. La gente ha preferito protestare astenendosi. Sbagliando. Perché poi governa la maggioranza della minoranza.

Analisi dei comuni capoluogo. Tre grandi città nemmeno al ballottaggio, ad appannaggio del centrosinistra: Milano, Bologna e Napoli, che ha sperimentato con successo l’alleanza giallorossa. Verso il turno supplementare Roma, Torino e Trieste. Insomma, il centrosinistra rischia di vincere 5-1, con la sola città di frontiera teoricamente in mano ancora al sindaco Dipiazza. Altro dato significativo: se il centrosinistra era ai nastri di partenza con due governi nei capoluoghi di regione (Bologna e Milano, confermatissimi) partiva a quota 2 anche il M5S (Torino e Roma), fortemente ridimensionato, mentre solo Trieste era in mano al centrodestra e Napoli a Democrazia Autonomia di De Magistris, che non ha ripetuto il miracolo con Alessandra Clemente.

Vediamo i ballottaggi al dettaglio. A Torino è scontro Lo Russo (centrosinistra) e Damilano (centrodestra): 42% contro 40%, attenti a intercettare nel secondo turno il 9% della grillina Sganga. A Trieste è avanti il sindaco uscente Dipiazza col 45% seguito da Russo del centrosinistra (33%). A Roma il centrodestra con Michetti (31%) è avanti su Gualtieri al 27% (centrosinistra), seguiti da Calenda col 18% (lista civica Azione) e Raggi (M5S, 18%).

I dati delle suppletive al Parlamento. Il potere logora sempre chi non lo ha, quindi al collegio Siena-Arezzo il Pd ha candidato il suo segretario Enrico Letta, che è stato eletto di nuovo parlamentare col 50%. A Roma, al collegio di Primavalle, è avanti Andrea Casu (centrosinistra) col 44% su Calzetta (centrodestra), al 37%.

La Regione Calabria ha pronto il suo nuovo presidente, in nome della continuità: è Roberto Occhiuto (centrodestra, 55%) a stare molto avanti rispetto alla Bruni (centrosinistra e M5S, 28%), mentre l’outsider De Magistris dopo i due mandati come sindaco a Napoli è fermo al 14%.

2 anni fa
Autore
Gian Luca Campagna

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